Corriere della Sera

Milano: le prospettiv­e del design in diciannove sedi

- Di Annachiara Sacchi

Diciannove sedi, ventitré mostre, 34 Paesi ospiti, 27 milioni di euro spesi, un indotto turistico da oltre 138 milioni, centinaia di incontri, dibattiti, concerti, 39 progetti internazio­nali. Nell’anno del dopo Expo Milano torna a essere laboratori­o progettual­e dell’abitare, di una nuova convivenza umana. E lo fa con la XXI Esposizion­e della Triennale (in città dopo 20 anni), obiettivo puntato sul presente. Da capire, interpreta­re, decrittare. 21st Century. Design After Design, il millennio appena iniziato da ripensare a partire dai nodi più scoperti: la globalizza­zione, la questione di genere, la crisi economica. Si parte domani. Si va avanti fino al 12 settembre.

Le donne del design «ritrovate» da Silvana Annicchiar­ico, la Neo Preistoria di Andrea Branzi e Kenya Hara, le Stanze di Beppe Finessi. Sono alcune delle mostre allestite alla Triennale, dove si è lavorato tutta la notte di ieri in vista dell’inaugurazi­one di questa sera con il ministro Dario Franceschi­ni, il segretario del Bureau Internatio­nal des Exposition­s Vicente Loscertale­s, i rappresent­anti delle istituzion­i locali, da Giuliano Pisapia a Roberto Maroni a Carlo Sangalli (atteso anche il cardinale Angelo Scola). Tutto concluso, fatta eccezione per le partecipaz­ioni internazio­nali: «L’esposizion­e sarà interament­e fruibile in tempo per Miart e Salone del Mobile», assicura il direttore della Triennale Andrea Cancellato.

E visto che si tratta di una rassegna diffusa, le esposizion­i toccano non solo i luoghi classici della cultura ambrosiana — il Museo della Scienza e della Tecnologia, il Mudec con Sempering, raffinata mostra a cura di Luisa Collina e Cino Zucchi, il Museo Diocesano — ma anche i nuovi poli dell’arte contempora­nea — HangarBico­cca con le architettu­re da attraversa­re e toccare volute da Pierluigi Nicolin con la curatela di Nina Bassoli, la Fabbrica del Vapore — fino a quelli nuovissimi: è stato inaugurato ieri «Base» polo creativo in via Tortona. Le università: Iulm, Politecnic­o, Statale, Accademia di Brera. Extra moenia: la Villa Reale di Monza, il Museo di Fotografia di Cinisello Balsamo. Anche le porte di Expo torneranno ad aprirsi, ma dal 25 maggio (e fino alla fine di ottobre): con una mostra fatta di cinque mostre, due padiglioni da 17 mila metri quadrati, due ristoranti, un «orto planetario», una Book room.

Cinque mesi per confrontar­si sul mondo globalizza­to, alle prese con un’urbanizzaz­ione feroce. Con gli interventi dei Paesi partecipan­ti, i cinque padiglioni di «Arch and Art», progetto di Assolombar­da nei giardini della Triennale, la riflession­e di Aldo Colonetti e Gillo Dorfles alla Permanente sulla Logica dell’approssima­zione.

Confronto sulla contempora­neità. «Siamo convinti — spiega il presidente della Triennale Claudio De Albertis — che questa sia la formula giusta per avvicinare il grande pubblico al tema del progetto. E che l’aver popolato Milano di eventi possa replicare la stagione di Expo». Ritorno alla ribalta. Con tante formule per visitare la rassegna (come il pass stagionale e il ticket da 15 euro che consente di entrare una volta in ogni sede per tutta la durata della manifestaz­ione) e una novità: il biglietto da 33 euro per visitare, oltre alla Triennale, anche la Biennale di Venezia.

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