L’allarme di Obama sulla «realtà alternativa»
Tocca a voi, alla stampa, battervi contro la retorica divisiva e volgare della politica», riportando l’opinione pubblica verso il fact-checking, la verifica dei fatti. Adesso è lo stesso Barack Obama, giunto al crepuscolo della sua presidenza, a fare appello ai giornalisti perché diano una mano: bisogna cercare di capovolgere il trend distruttivo nel quale sta scivolando una politica americana urlata, sempre più demagogica. Obama, nell’appello lanciato durante la cerimonia del Toner Prize, premio per l’eccellenza nel giornalismo politico, non ha fatto nomi, ma chiaramente pensava a Donald Trump e alla sua capacità di trascinare le masse con parole d’ordine tanto efficaci quanto incendiarie e, soprattutto, prive di riscontri nella realtà. Ma Trump, oltre che del populismo e della demagogia, è un figlio della disintermediazione dell’informazione voluta anche dai politici; a cominciare dallo stesso Obama che fin dall’inizio della sua presidenza ha spesso bypassato i media tradizionali per dialogare con elettori e cittadini direttamente sui social network: è quello che, con più spregiudicatezza, sta facendo Trump trasmettendo i suoi proclami via Twitter. Obama, comunque un maestro nella comunicazione (è riuscito a scalfire perfino il muro di dittatori come il cinese Xi Jinping o, più di recente, Raúl Castro, sfruttando le conferenze stampa congiunte durante gli incontri bilaterali privi di verifiche in settori cruciali come i mutamenti climatici) ora si rende conto che lasciare tutto alle reti sociali è stato un errore: l’altro giorno a Buenos Aires, in un incontro poco notato dalla grande stampa con cittadini argentini, il presidente ha riflettuto sui danni prodotti dalla civiltà degli smartphone che «isola la gente e la spinge, quando cerca notizie, a scivolare sulla superficie dell’informazione senza andare a fondo, senza farsi domande sulla veridicità di quanto comunicato». Un gioco pericoloso troppo a lungo tollerato che ora, smarrito un criterio comune di ricerca dei fatti, porta alla costruzione di una sorta di «realtà alternativa» su questioni essenziali come i mutamenti climatici, l’economia e anche la lotta all’Isis. L’antidoto? Spezzare il circolo vizioso della «balcanizzazione» dei media e della polarizzazione con gente che a destra, ascolta solo la FoxTv dell’arciconservatore Rupert Murdoch, mentre a sinistra i liberal si abbeverano solo al New York Times. Adesso, bontà sua, Obama rivaluta il ruolo della stampa come strumento critico.