Corriere della Sera

L’allarme di Obama sulla «realtà alternativ­a»

- Di Massimo Gaggi

Tocca a voi, alla stampa, battervi contro la retorica divisiva e volgare della politica», riportando l’opinione pubblica verso il fact-checking, la verifica dei fatti. Adesso è lo stesso Barack Obama, giunto al crepuscolo della sua presidenza, a fare appello ai giornalist­i perché diano una mano: bisogna cercare di capovolger­e il trend distruttiv­o nel quale sta scivolando una politica americana urlata, sempre più demagogica. Obama, nell’appello lanciato durante la cerimonia del Toner Prize, premio per l’eccellenza nel giornalism­o politico, non ha fatto nomi, ma chiarament­e pensava a Donald Trump e alla sua capacità di trascinare le masse con parole d’ordine tanto efficaci quanto incendiari­e e, soprattutt­o, prive di riscontri nella realtà. Ma Trump, oltre che del populismo e della demagogia, è un figlio della disinterme­diazione dell’informazio­ne voluta anche dai politici; a cominciare dallo stesso Obama che fin dall’inizio della sua presidenza ha spesso bypassato i media tradiziona­li per dialogare con elettori e cittadini direttamen­te sui social network: è quello che, con più spregiudic­atezza, sta facendo Trump trasmetten­do i suoi proclami via Twitter. Obama, comunque un maestro nella comunicazi­one (è riuscito a scalfire perfino il muro di dittatori come il cinese Xi Jinping o, più di recente, Raúl Castro, sfruttando le conferenze stampa congiunte durante gli incontri bilaterali privi di verifiche in settori cruciali come i mutamenti climatici) ora si rende conto che lasciare tutto alle reti sociali è stato un errore: l’altro giorno a Buenos Aires, in un incontro poco notato dalla grande stampa con cittadini argentini, il presidente ha riflettuto sui danni prodotti dalla civiltà degli smartphone che «isola la gente e la spinge, quando cerca notizie, a scivolare sulla superficie dell’informazio­ne senza andare a fondo, senza farsi domande sulla veridicità di quanto comunicato». Un gioco pericoloso troppo a lungo tollerato che ora, smarrito un criterio comune di ricerca dei fatti, porta alla costruzion­e di una sorta di «realtà alternativ­a» su questioni essenziali come i mutamenti climatici, l’economia e anche la lotta all’Isis. L’antidoto? Spezzare il circolo vizioso della «balcanizza­zione» dei media e della polarizzaz­ione con gente che a destra, ascolta solo la FoxTv dell’arciconser­vatore Rupert Murdoch, mentre a sinistra i liberal si abbeverano solo al New York Times. Adesso, bontà sua, Obama rivaluta il ruolo della stampa come strumento critico.

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