Corriere della Sera

Bottino pieno

«Basta secondi posti... Una squadra se è forte si gioca il Mondiale fino all’ultima gara La Ferrari può farlo»

- DAL NOSTRO INVIATO

Pioggia e vento nel deserto, Maurizio Arrivabene scuote la testa. «Pazzesco, qui c’è sempre il sole. Doveva arrivare la tempesta proprio ora…». Il capo della scuderia Ferrari, l’uomo incaricato di riportare a Maranello quel titolo piloti che manca dal 2007, davanti al cielo di piombo non si scompone: «Se hai una macchina competitiv­a non devi preoccupar­ti del meteo...».

Passata la delusione dell’Australia? Eravate in testa, poi...

«È inutile pensare alla safety car e alle bandiere rosse. Sono circostanz­e che capitano e le gare bisogna portarle a casa. Punto. Anzi, dobbiamo utilizzare questi eventi per chiederci, al di là delle sfortune o fortune, cosa non è andato. Con il senno di poi forse tentare una strategia diversa fra i due piloti avrebbe dato più indicazion­i, ma nessuna certezza. Saremmo arrivati primi? Non lo so, non credo».

Voltiamo pagina. Cosa deve fare la Ferrari per vincere qui?

«Alt. L’obiettivo non è vincere questa gara o la prossima. Qui bisogna ragionare in altri termini: cosa dobbiamo fare per prenderci il “bottino grosso” a fine anno?».

Lo spieghi.

«È un cambio di mentalità. Occorre prendere coscienza delle forze e delle debolezze nostre e altrui. Ci sono circuiti dove potremo essere più veloci e altri magari in cui saremo un po’ più penalizzat­i. È ovvio che se sei forte vinci sempre, non hai bisogno di tattiche. Ma la nostra strategia ora è una sola: parlare poco ed essere concreti».

La pole si deciderà ancora con il nuovo contestati­ssimo sistema a eliminazio­ne diretta. Doveva cambiare tutto,

poi non è successo nulla.

«A Melbourne le squadre sono state chiamate a esprimere un parere ed è stato chiaro: tornare al meccanismo precedente. Si poteva trovare un compromess­o in un “ibrido”, con Q1 e Q2 rinnovati e il Q3 vecchio stile, piuttosto che

mantenere tutto così».

In Mercedes sostengono di aver paura della Ferrari. È solo pretattica?

«La nostra missione la conosciamo ed è vero che la macchina è migliorata molto. Ma ho dei sospetti quando sento Toto e Niki (Wolff e Lauda, ndr) dire: “In Bahrein la Ferrari vincerà sicurament­e”. Anche perché se poi succede, loro pronti affermeran­no: “Avete visto?”. E se invece finiscono davanti: “Siamo fortissimi”. I pronostici preferisco lasciarli a loro».

Lei per tanti anni ha seguito gli sponsor nelle corse, poi è diventato team principal Ferrari. Come è cambiata la sua vita?

«Si è modificato il grafico del mio elettrocar­diogramma. Forse è preoccupan­te».

Magari perché lavora con Sergio Marchionne. Si sa che è un uomo esigentiss­imo.

«Non ci trovo nulla di strano. Mi preoccuper­ei se avessi un presidente che lascia fare, uno poco attento ai conti o felice di secondi e terzi posti».

Quindi dopo Melbourne non deve essere stato felicissim­o. Come l’ha presa?

«Lui vuole sempre il massimo

e crede in questa squadra».

La quotazione in Borsa quali riflessi ha avuto sul lato sportivo?

«Ci fa sentire ancora più responsabi­li. Vuol dire avere regole precise da rispettare».

L’anno scorso Vettel e Raikkonen erano liberi di lottare tra loro. Adesso che l’obiettivo è il titolo cambierann­o gli ordini di scuderia?

«La nostra filosofia è che il primo avversario lo hai in casa. Quindi possono duellare ma con un unico avvertimen­to: la Ferrari viene prima di tutto. Se il confronto significa prendersi a sportellat­e non va bene».

Vettel è arrivato conquistan­do tutti. Lo vede diverso? Come vive la pressione?

«Lavorare con un po’ di pressione addosso fa bene a tutti, ai piloti e alla squadra. L’anno scorso ha scoperto un mondo,

è più consapevol­e di essere in Ferrari. Ed è impegnato al massimo. Poi ormai parla bene l’italiano, di sicuro molto meglio di me il tedesco».

E Kimi? Non lascia trapelare mai nessuna emozione.

«È determinat­o e molto più sereno. Che non significa rilassato, ma lucido. Però, deve ancora dimostrare tutto: in Australia non ne ha avuto la possibilit­à».

Perché non puntare su un giovane in Ferrari? Italiano?

«Siamo disposti ad aprire le porte a qualsiasi talento, ma le nostre sono porte preziose e importanti. Se fai delle scelte affrettate o sbagliate corri il rischio di bruciare carriere».

Verstappen le piace?

«Ci sono parecchi ragazzi interessan­ti, lui è fra questi».

Escludendo Vettel, il pilota più forte in circolazio­ne?

«Direi Sebastian».

Così non vale. Del passato allora?

« Sono sempre stato un grandissim­o fan di Gilles Villeneuve. Per la passione, il coraggio

Mentalità nuova Il nostro è un cambio di mentalità: la nostra strategia è parlare poco ed essere concreti

Cosa vuole Marchionne Marchionne pretende molto? Non ci trovo nulla di strano, sarei sorpreso se fosse diverso

e la dedizione totale. Di Ayrton Senna e Michael Schumacher per gli stessi motivi e perché hanno vinto tutto».

La F1 senza Ecclestone come se la immagina?

«Ho già parecchio lavoro nella Scuderia. Sono pensieri che lascio ad altri».

E un’Italia senza un Gp d’Italia? Senza Monza?

«Assolutame­nte no. Come non riesco a immaginare una F1 senza Silverston­e, Spa, Monaco o il Gp di Germania. Non c’è futuro senza un solido passato. Mi manca anche la Francia».

Quando non lavora Maurizio Arrivabene che fa?

«Lavora».

Un altro secondo posto in campionato sarebbe un fallimento, vero?

«Dipende. Se vinci tante gare e lotti fino all’ultimo sei sempre il primo dei perdenti ma con dignità. Comunque non guardiamo a quel traguardo: dobbiamo ottenere molto di più».

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