Berlusconi scarta anche Di Francesco e pensa al Milan autarchico
«O entra un socio o facciamo una squadra di soli italiani del vivaio». Il candidato per la panchina sembra Brocchi
«Non credo che questi nomi siano quelli giusti per il futuro del Milan. Per quanto riguarda Sinisa vediamo come finirà la stagione e poi prenderemo le decisioni». Silvio Berlusconi sfoglia i petali dalla margherita e sembra scartare due dei nomi che con più frequenza sono stati accostati al Milan: il primo è Antonio Conte e in realtà si è già scartato da solo, visto che la prossima stagione il c.t. allenerà il Chelsea e pare difficile sperare in qualche ripensamento. Il secondo nome, però, è quello di Eusebio Di Francesco, l’attuale allenatore del Sassuolo, tra i più (meritatamente) elogiati, anche dallo stesso Berlusconi che dopo la partita a San Siro gli fece i complimenti. Il presidente Squinzi però vuole una risposta in fretta da Di Francesco e il Milan, come conferma Berlusconi nell’intervista a Radio Radio, è invece nel «mezzo di una situazione decisionale che non si è ancora completata. Nel pieno In bilico Sinisa Mihajlovic ha un contratto fino al 2017 (Ansa) dell’uragano? Nella corrente di cambiamento verso il bene assoluto per il Milan». Il prossimo allenatore sarà dunque scelto dopo la finale di Coppa Italia, che al Milan farebbe molto comodo vincere, per tante ragioni: garantirebbe di giocare l’Europa League senza passare dai preliminari e, appunto, consentirebbe di proseguire con Mihajlovic, difeso dal gruppo e da Galliani.
A questo punto la candidatura più credibile potrebbe essere quella di Cristian Brocchi: perché piace a Berlusconi, perché il 21 maggio molti altri tecnici potrebbero essere già impegnati e poi perché potrebbe guidare il progetto autarchico che il presidente ha in testa. In teoria questo sarebbe il piano B da percorrere se non dovessero arrivare i soldi di un nuovo socio, e quindi se fosse necessario dimenticare l’assalto dei campioni, ma Berlusconi sembra quasi preferirlo a prescindere. «Abbiamo due soluzioni davanti — spiega il patron —: quella di un gruppo che possa entrare nella compagine azionaria del Milan portando dei capitali importanti, oppure c’è un’altra strada, che a me piace molto, di un Milan tutto italiano, con tutti gli atleti che vengano dal vivaio e che facciano una squadra diversa dalle altre, che possa mettere a frutto un tipo di gioco fatto di tecniche lunghissimamente provate in allenamento». Una specie di Barcellona, che segua lo stesso sistema di gioco dalle giovanili alla prima squadra. Un progetto magari suggestivo, ma che richiede tempo e che non può certo portare subito a competere ai vertici. Ma che potrebbe però sposarsi con l’attuale allenatore della Primavera. Oltre che con il predestinato Gigio Donnarumma che, assicura Berlusconi, «sarà il nostro portiere per i prossimi 15 anni».