Rai, caso su Riina jr L’accusa di Maggioni
«Da Vespa ha parlato come un boss»
Diventa un caso l’intervento del figlio del boss dei boss Totò Riina da Bruno Vespa a Porta a Porta. L’accusa del presidente della Rai, Monica Maggioni: «Ha parlato come un mafioso. Un’intervista a tratti intollerabile » . Maggioni ha tuttavia spiegato che per la Rai «è difficile accettare l’idea di censura» perché tutti i giorni «dimostra correttezza e imparzialità». Il presidente del Senato, Pietro Grasso, da magistrato uno dei protagonisti del maxi processo contro Cosa nostra, lancia una stoccata a Vespa: «Anche se il conduttore dice di aver incalzato Riina jr con le domande, non è riuscito a ottenere risposte che non fossero quelle prevedibili di un mafioso figlio del capo di Cosa nostra».
Al presidente del Senato, Pietro Grasso, non è piaciuto il comunicato stampa della Rai in cui si è teorizzato che il figlio del boss Totò Riina — intervistato da Bruno Vespa a Porta a Porta — avrebbe offerto «un punto di vista» sulla mafia al quale, poi, sarebbe stato contrapposto «un altro punto di vista», quello dello Stato, affidato al ministro Angelino Alfano e al magistrato anticorruzione Raffaele Cantone.
Così — nelle ore in cui i vertici della Rai difendevano l’operato dell’azienda davanti alla commissione parlamentare Antimafia — il presidente Grasso (che da magistrato è stato uno dei protagonisti del maxi processo contro Cosa nostra) si è tolto un pesante sassolino dalla scarpa in merito alla spettacolarizzazione sulla tv pubblica del libro del figlio del boss dei boss: «Quando sono andato alla Rai la liberatoria me l’hanno fatta firmare prima, anche quando facevamo delle registrazioni. Ho sentito che lui ha firmato dopo aver visto il filmato» segno «del grande rispetto anche da parte della Rai. Forse (il giovane Riina, ndr) aveva timore che gli fosse sfuggito qualcosa di compromettente?». Infine la stoccata a Vespa: «Anche se il conduttore dice di aver incalzato con le domande non è riuscito ad ottenere risposte che non fossero quelle prevedibili di un mafioso figlio del capo di Cosa nostra».
In questo clima — in cui molti si sono accorti in ritardo del grido d’allarme lanciato 72 ore fa dal deputato del Pd Michele Anzaldi — la presidente della Rai, Monica Maggioni, e il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto si sono sottoposti alle domande della commissione parlamentare Antimafia presieduta da Rosy Bindi (Pd). Campo Dall’Orto ha ammesso che al figlio di Riina è stata concesso il particolare privilegio della «firma ritardata» sulla liberatoria, senza la quale sarebbe stata bloccata la messa in onda: «La liberatoria è stata firmata dopo ma le domande sono state fatte in libertà...». Comunque il dg Dall’Orto, incalzato da Rosy Bindi, ha detto che l’intervista a Riina non è stata retribuita.
La presidente Maggioni ha provato a difendere l’azienda di viale Mazzini davanti all’Antimafia, dicendo che «quella di Riina è stata un’intervista da mafioso. A tratti intollerabile...». Detto questo, Monica Maggioni ha spiegato che per la Rai « è difficile accettare l’idea di censura» perché tutti i giorni dimostra la sua correttezza e la sua imparzialità.
A Catania è apparsa una scritta sulla sede Rai («W Bruno Vespa: portavoce della mafia») e sempre nella città etnea una libreria si è rifiutata di vendere il libro del boss Riina. La presidente Maggioni ha protestato: «Non posso accettare che si dica che Bruno Vespa è il portavoce della mafia».
Così alla fine di una giornata molto complessa per i vertici della Tv pubblica — mentre andava in onda la puntata di approfondimento/riparatrice con Alfano e Cantone — Bruno Vespa ha tirato le somme di tutta la vicenda. Lo ha fatto sulla falsariga di quanto già detto ai tempi dell’intervista ai Casamonica, i Re di Roma: «La Rai ha chiarito che non c’è nulla da riparare...».