L’Iran accoglie le imprese italiane «Amici preziosi»
Il premier Renzi da Rouhani, primo leader occidentale a Teheran dopo la fine dell’embargo Una missione lampo con 147 imprenditori. «Apriamo anche un tavolo per i diritti umani»
Dopo quindici anni, allora presidente era Amato, un altro capo del governo italiano va in visita ufficiale in Iran. Ieri Renzi ha incontrato il presidente Rouhani. Alla missione a Teheran hanno partecipato anche 147 industriali in rappresentanza di 55 aziende italiane. Stipulate intese per 20 miliardi.
«Il ruolo dell’Italia è un costante punto di riferimento per questo Paese. Come dimenticare, prima della Rivoluzione, quello che ha fatto qui Enrico Mattei. Ma anche le visite di Andreotti, non solo come ministro degli Esteri. E da ultimo, prima di me, anche Romano Prodi».
Matteo Renzi è il primo leader occidentale ad arrivare a Teheran dopo la fine dell’embargo. Lo hanno preceduto altre missioni governative italiane. Lui ci mette il sigillo con 147 imprenditori che rappresentano oltre 50 aziende italiane. Ha incontri con il presidente Rouhani e con la Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Khamenei; oggi prima di rientrare in Italia, parteciperà al business forum congiunto con le imprese iraniane. I gesti di attenzione, nei suoi confronti, sono tangibili. Rouhani rompe il protocollo, lo aspetta personalmente nel giardino della sua residenza, di prima mattina, non manda un viceministro come vorrebbe la tradizione persiana. Con Khamenei il presidente del Consiglio, nel pomeriggio, si intrattiene a parlare anche di dialogo religioso e culturale, si discute della misericordia di Dio, tema caro in Vaticano come per la massima autorità religiosa dell’Iran, ma anche dei Promessi Sposi di Manzoni: Renzi si accerta se è stato tradotto in farsi, ne ordina una copia da far recapitare a Khamenei, «per approfondire il concetto di provvidenza divina». In un Paese che resta sotto la lente di diversi enti governativi americani, che però ha intenzione di aprirsi maggiormente all’economia di mercato, la missione lampo di Renzi coglie frutti moltiplici. Non solo economici. Con Rouhani si discute anche di diritti umani e con l’Italia l’Iran accetta di aprire «un tavolo negoziale». Si discute di religione, nel solco della tolleranza, della comune matrice monoteista di entrambi i credo. Rouhani fa i complimenti al nostro Paese, che per primo ha visitato nel suo tour europeo, considera l’Italia «un partner prezioso» e auspica che «torni a svolgere il ruolo di primo partner europeo come lo era prima delle sanzioni».
I 36 accordi, firmati tra la visita a Roma e quella di oggi, valgono contratti da oltre 20 miliardi e se l’Eni valuta «con molta prudenza» nuovi contratti visto il prezzo basso del greggio, Ferrovie porta a casa un contratto di oltre 3 miliardi in dieci anni per realizzare l’Alta Velocità. «Una missione ai massimi livelli — sottolinea Renzi — che ci carica di responsabilità, l’Italia troppo spesso non si valorizza a sufficienza ma è una grande potenza». Ma né Renzi né Rouhani nascondono che per lo sviluppo di intese economiche tra i due Paesi pesa come un macigno il problema delle banche iraniane e delle linee di credito da aprire tra i due Paesi. «Servono passi più veloci per la riapertura dei crediti valutari — ammette il presidente dell’Iran — dopo la fine delle sanzioni, ci sono ancora troppi effetti psicologici che rallentano la cooperazione tra le banche». Per agevolare lo scioglimento dei nodi bancari si sono attivate Cdp e Sace, così come per il recupero di crediti pregressi.
Ma come in ogni missione internazionale, il premier valorizza anche l’aspetto culturale nonché il valore geopolitico delle relazioni. E con l’Iran Renzi e Rouhani usano parole identiche nella lotta al terrore dell’Isis. «In Europa e nel mondo c’è chi confonde la fede nell’islam con il terrorismo e la violenza, è un grave errore che va combattuto a livello culturale». «L’Islam — gli fa eco Rohani — non c’entra niente con il terrorismo e rappresenta invece pace, amore, amicizia e convivenza reciproca».