La riforma Boschi è legge con 361 sì Ora la parola passa al referendum
Renzi: vittoria di Napolitano. Opposizioni fuori, Berlusconi: la Carta andava riscritta insieme
Con poca solennità e un pizzico di mestizia per l’abbandono dell’Aula di tutte le opposizioni, la Camera ha approvato una volta per tutte (361 sì, sette no, due astenuti) la riforma costituzionale che dopo 70 anni di onorato servizio manda in archivio il bicameralismo paritario, riduce a un terzo il Senato (non più eletto a suffragio universale) e consegna ai deputati il compito di votare la fiducia la governo. La riforma Renzi-Boschi ha ottenuto al maggioranza assoluta ma non quella dei due terzi e, dunque, ora scatta la corsa a chiedere il referendum confermativo in vista del quale (a ottobre) il presidente del Consiglio è già pronto a una prova di plebiscito sull’operato del governo: «Non abbiamo timore che il referendum sia personalizzato. I cittadini diranno se vogliono un Senato doppione della Camera o se vogliono cambiare. Io credo che vogliano cambiare. Vedremo...». E torna a ringraziare l’ex capo dello Stato: «Oggi non è la vittoria di Renzi, oggettivamente parlando è una vittoria di Napolitano».
La giornata, che avrebbe dovuto essere contrassegnata da una seduta fiume in cui tutti i grillini chiedevano la parola, si è aperta con la notizia della morte di Gianroberto Casaleggio e l’offerta al M5S del capogruppo dem, Ettore Rosato, di modificare il calendario. Il rifiuto grillino è stato immediato. Poi nella sua dichiarazione di «non voto» sono arrivate le parole durissime del deputato Danilo Toninelli: «Non ci vogliamo sporcare le mani con questo obbrobrio, lo lasciamo votare solo a voi». Con lo stesso spirito, si sono sfilati dall’aula anche i deputati di Forza Italia, di Fratelli d’Italia, della Lega, dei partitini di Fitto e di Quagliariello e di Sinistra italiana. Al momento del voto l’emiciclo era vuoto per metà: «I cittadini, con il referendum, si terranno con convinzione la Costituzione repubblicana», ha profetizzato Alfredo D’Attorre (Si) che si è rivolto alla ministra Maria Elena Boschi seduta al banco del governo: «È davvero imbarazzante il parallelo tracciato da Renzi con l’Assemblea costituente. Lasciate in pace Terracini e Dossetti, tornate alla vostra dimensione, la riforma la state facendo con Alfano (ieri in missione, ndr) e Verdini».
Il voto finale (sesta lettura dopo un iter durato 25 mesi) porta il timbro del Pd. Gli alleati di maggioranza hanno retto fino a un certo punto: Ap ha registrato quattro assenti e tre missioni. Invece, il capogruppo di Scelta civica, Giovanni Monchiero, ha clamorosamente votato no con Adriana Galgano mentre Salvatore Matarrese e Pierpaolo Marongiu si sono astenuti. Gli altri contrari sono gli ex grillini Vincenza Labriola, Mara Mucci e Aris Prodani e gli ex Ncd Eugenia Roccella (che ha evocato il popolo del Family day) e Guglielmo Vaccaro. Silvio Berlusconi ha definito «sbagliata e pericolosa» la riforma: «Ci batteremo al referendum per difendere la Repubblica dalla voglia di potere di un premier mai eletto, non consentiremo il ritorno a un passato buio della storia del Paese».
La sintesi l’ha fatta la ministra Boschi (intervistata dal Tg1): «Dispiace quando le opposizioni abbandonano l’aula in cui si votano le riforme. Con FI e Lega avevamo anche iniziato a scriverle insieme e poi loro hanno cambiato idea per motivi politici». E il referendum plebiscito? «È un atto di serietà per i cittadini». La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha auspicato «una informazione puntuale sul contenuto del referendum». A Pietro Grasso è stato chiesto: «Come ci si sente ad essere l’ultimo presidente del Senato?». «Aspettiamo il referendum...», è stata la risposta.
Chiedete come ci si sente a essere l’ultimo presidente di Palazzo Madama? Aspettiamo il referendum e poi vediamo Grasso A me non è che piace il cambiamento o no del Senato A me piace che si semplifichi la democrazia perché il mondo moderno è fatto così Verdini Siete i figli deformatori dei nostri padri costituenti Questa non è una riforma, ma una regressione della democrazia e della libertà Toninelli