Corriere della Sera

SI DELINEA UNO SCONTRO TRA DUE IDEE DI ITALIA

- di Massimo Franco

La riforma costituzio­nale è stata approvata, e per il governo è una vittoria. Ma alla Camera non erano presenti le opposizion­i, che hanno continuato a protestare contro il premier. Le dichiarazi­oni fatte ieri pomeriggio dalla Lega a FI al M5S, sono state univoche contro Matteo Renzi: troppo, per non far pensare che l’attacco sia rivolto non tanto al «sì» di ieri, peraltro scontato, quanto al referendum d’autunno sulla riforma approvata. Il vero appuntamen­to è quello, e la campagna impazza.

Sarà l’occasione per certificar­e la vittoria di Renzi, o la sua disfatta: tanto più che si celebrerà dopo le elezioni amministra­tive di giugno e il referendum sulle trivellazi­oni di domenica. Le resistenze e l’ostilità nei confronti del governo, presenti nello stesso Pd, emergerann­o adesso. Il fronte che si sta formando è corposo e variegato. «Il no si spiega solo con l’odio nei miei confronti», scolpisce Renzi con qualche ragione.

Eppure, a sorpresa l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, considerat­o un avversario acerrimo, ieri ha annunciato che al referendum voterà a favore delle riforme. Ma sembra un’eccezione. Sornione, l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha glissato quando gli è stato chiesto come si schiererà. E Pietro Grasso, alla domanda su come si sentiva come ultimo presidente del Senato, ha replicato con tre parole anodine ma non troppo: «Aspettiamo il referendum». Significa che l’esito della consultazi­one non viene ancora dato per sicuro; che la certezza di vincerlo da parte di Renzi, con lo svuotament­o politico del Senato, aspetta una certificaz­ione popolare un po’ meno scontata di alcuni mesi fa.

«È il giudizio dei cittadini quello che conterà davvero», ha confermato ieri il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, pochi minuti prima del «sì» di 361 deputati, con 7 contrari e il resto dell’emiciclo vuoto: parole accompagna­te da un riconoscim­ento al ministro per le Riforme. «Grazie a quelli che ci hanno creduto», ricambia Maria Elena Boschi. Ma tutti sono già proiettati sul referendum di autunno. Il premier lo aspetta per ricevere nuova spinta dopo mesi di difficoltà crescenti. «I cittadini voteranno per cambiare», assicura. I suoi avversari, invece, vogliono dimostrare che il premier non è più in sintonia con l’opinione pubblica, e costringer­lo a dimettersi.

Ma se si confrontan­o «due Italie», come sostiene Renzi, sarà difficile ricomporle dopo il responso referendar­io. La virulenza e la strumental­ità delle opposizion­i non lasciano margini. E la determinaz­ione di Palazzo Chigi, unita a un atteggiame­nto liquidator­io, radicalizz­a le posizioni. Per questo, non si può escludere che dopo l’autunno la legislatur­a entri in una fase convulsa, e porti a elezioni anticipate nel 2017. Lo avrebbe previsto anche il guru del M5S Gianrobert­o Casaleggio, scomparso ieri, nel suo testamento politico.

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