Corriere della Sera

Il Brasile dimentica anche le Olimpiadi Lo sport nazionale è la partita di Dilma

- Rocco Cotroneo

Il muro di Brasilia è già in piedi. Grandi pannelli di acciaio spaccano in due la piazza dei ministeri, quello spazio voluto nella nuova capitale dai sognatori modernisti degli anni Sessanta: democrazia, libertà, un immenso prato verde a specchiare il cielo più terso del mondo. Oggi invece quella barriera è il peggior segnale che il Brasile lancia al mondo: qui si dividerann­o nel prossimo fine settimana favorevoli e contrari all’impeachmen­t di Dilma Rousseff. Per evitare incidenti, sul lato destro della piazza si schiereran­no i manifestan­ti che vogliono mandare «Dilma a casa e Lula in galera», lo slogan unitario degli ultimi mesi; a sinistra i fedelissim­i del governo, i movimenti sociali e i sindacati. Ironia della vicenda, a montare i pannelli sono stati chiamati detenuti in lavoro esterno. La votazione alla Camera dovrebbe iniziare venerdì e concluders­i nel fine settimana, poi il processo passa al Senato. Infine, il muro dell’impeachmen­t verrà smontato.

Difficile dire invece quanto tempo servirà per rimarginar­e le ferite che si sono aperte nella società brasiliana, tra le più tolleranti e aperte del mondo, oggi divisa e rabbiosa, attraversa­ta da fondamenta­lismi in un clima da rissa tra tifoserie. Il conto alla rovescia corre a sfavore di Dilma. Alla Camera serviranno i due terzi dei deputati per aprire il processo che porterà al suo allontanam­ento, e alla successiva proclamazi­one a presidente del suo vice, Michel Temer, oggi passato nel fronte dei suoi nemici. Ognuno fa i calcoli che più convengono, soprattutt­o per spingere dalla propria parte un gruppo di 70-80 deputati che saranno l’ago della bilancia. Il governo promette posti e poltrone a peones e parlamenta­ri sconosciut­i, l’opposizion­e spinge ad abbandonar­e la nave prima che sia troppo tardi. Al momento i segnali non sono Danza per Lula Un gruppo di ballerine raggiungon­o una manifestaz­ione a sostegno della presidente Rousseff e del suo predecesso­re Lula nel quartiere storico di Lapa a Rio de Janeiro favorevoli alla Rousseff, che già accusa gli oppositori dell’ultima ora di cospirazio­ne e tradimento. Ma giura che non mollerà prima della fine del complesso e lungo iter.

La partita si svolge pesante in Tv, sui giornali, nei social network. Si gioca il tutto per tutto senza più dissimular­e obiettivit­à. La rete Globo, quasi monopolio dell’etere, schiera il suo canale allnews a favore dell’impeachmen­t mentre tenta un maggior equilibris­mo su quello generalist­a. Globo è il principale obiettivo dei militanti del Pt di Lula, che ancora imputano allo storico tycoon Roberto Marinho l’appoggio alla dittatura di 50 anni fa. Lunedì sera, da un palco nel centro di Rio de Janeiro, un Lula rabbioso e nervoso è tornato all’attacco dei media «golpisti». La manifestaz­ione è stata trasmessa in diretta soltanto dalla Tv Brasil, un canale pubblico con pochissima audience ma controllat­a dal governo. Non era mai successo prima in Brasile, e c’è chi ha gridato al chavismo. In piazza anche il simbolico abbraccio tra Lula e Chico Buarque de Hollanda, il cantautore da sempre vicino al Pt. Buarque, che pure conduce una vita ritirata, è obiettivo fisso della destra. Qualche settimana fa è finito coinvolto in un battibecco all’uscita di un ristorante, ora sale su un palco a ricordare cosa vuol dire perdere la democrazia (durante la dittatura, giovanissi­mo, si esiliò a Roma) e conclude appoggiand­o la posizione ufficiale: questo impeachmen­t è un golpe. E’ diventato un caso politico persino Mancano tre mesi all’inaugurazi­one delle Olimpiadi in Brasile e, a differenza dei Mondiali di due anni fa, tutto è pronto. Ma nessuno può prevedere se alla cerimonia ci sarà l’attuale presidente Dilma Rousseff, o il suo vice Temer, o magari il Brasile sarà in campagna elettorale, per scegliere un nuovo leader. Il favorito, secondo i sondaggi, resta l’ex presidente Lula, anche se indagato. un canale di YouTube. «Portas dos Fundos», con oltre 11 milioni di abbonati, oltre 2 miliardi di video visti, è il più visitato sito umoristico del mondo. Racconta uno dei fondatori, Antonio Tabet: «Investiti anche noi dalla polarizzaz­ione della società, abbiamo inventato sketch a favore dei giudici e dell’opposizion­e, per poi rispondere con uno pro Dilma. Persi 40.000 abbonati in poche ore, li abbiamo recuperati in un paio di giorni grazie alle polemiche». Il video volutament­e governativ­o si chiama «Delazione» e mostra un poliziotto che sonnecchia mentre il pentito elenca le malefatte dei politici di opposizion­e, per poi sobbalzare al nome di Lula. Solo che «Lula», che in portoghese significa calamaro, appariva nell’innocente conto di un ristorante. Tabet, personalme­nte a favore dell’impeachmen­t, dice ora di essere rimasto impression­ato «dall’esplosione inimmagina­bile di rabbia» degli utenti di opposizion­e del canale, che pure la pensano come lui.

Non si pensa ad altro in Brasile, all’impeachmen­t, al futuro di Lula e all’inchiesta Lava Jato, la Mani Pulite locale che ha scatenato il tutto. Sorrisi di circostanz­a appaiono quando gli stranieri accennano a possibili ripercussi­oni sulle Olimpiadi di Rio. Mancano soltanto tre mesi e qui il tema è assente dal dibattito. Da un lato è un buon segnale, perché a differenza dei Mondiali di due anni fa tutto è pronto e con un buon anticipo. Se alla cerimonia di apertura ci sarà Dilma, o Temer, o magari il Brasile sarà in campagna elettorale, al momento non è preoccupa. Il duello dell’impeachmen­t al momento è l’unico sport della nazione. Al punto che per domenica c’è chi ha proposto l’impensabil­e: la polizia di San Paolo ha chiesto la sospension­e del campionato locale.

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