Ricercatrice italiana a Ginevra uccisa a sprangate per la borsetta
Valentina, torinese, dottoranda 29enne. Si è ribellata alla rapina sotto casa
Uccisa per strapparle la borsetta. In un modo atroce: colpita alla testa con una spranga. Lasciata agonizzante sul marciapiede. Quando sono arrivati i soccorsi, Valentina Tarallo, 29 anni, ricercatrice italiana, trasferitasi a Ginevra dopo la laurea per frequentare un dottorato in microbiologia molecolare, era già in fin di vita. È morta un’ora dopo l’aggressione di lunedì sera, in ospedale. Ci sono diversi testimoni del delitto. Qualcuno avrebbe visto il rapinatore colpirla e avrebbe contribuito a delineare alla polizia cantonale l’identikit: quello di un africano alto circa un metro e 90 e dall’età compresa tra i 20 e i 30 anni. Molti dei residenti di avenue de la Croisette, una stradina tranquilla alla periferia della città dove Valentina, torinese, abitava, hanno sentito delle grida, verso le 23 e 30.
Vincent, un inquilino che vive in un appartamento che si affaccia sopra al luogo dell’aggressione, ha raccontato di aver sentito l’urlo «prolungato» della donna che deve avere cercato di resistere. Un grido «forte, seguito da un suono metallico, come quello di qualcosa che cade per terra». Vale a dire la spranga, gettata sul marciapiede, con cui è stata colpita violentemente alla nuca. Una specie di «piede di porco» lungo una settantina di centimetri e pesante tra i 5 e gli 8 chilogrammi, stando a quello che ha raccontato alla polizia un altro testimone, François, subito sceso per vedere cosa stesse accadendo dopo aver udito, anche lui, quelle urla. La ragazza era seduta, la schiena poggiata sulla carrozzeria di un’auto, «aveva perso molto sangue, era incosciente ma respirava».
L’uomo ha chiamato i soccorsi e Valentina è stata portata in un ospedale vicino. Ma i tentativi dei medici di rianimarla sono stati vani. I carabinieri, avvisati del delitto dalla brigata di polizia criminale di Ginevra, hanno informato i genitori che si trovavano in Puglia e sono partiti per portare la salma in Italia.
Il padre, Generoso, è un dipendente del comune di Torino in pensione, la madre Mattea un’insegnante. Il sindaco di Torino Piero Fassino parla di «orrore e sdegno per il feroce assassinio. In queste ore di drammatico dolore siamo vicini alla famiglia di Valentina».
Nell’abitazione della famiglia, nel paese di La Loggia, in molti si presentati per il cordoglio. Cristiana, una delle amiche più care della ricercatrice, ha detto in lacrime: «Lo scorso weekend era tornata a casa ma era ripartita subito per proseguire quel lavoro che l’aveva portata lontano ma che tanto le piaceva. Non rivederla più è un incubo».
I testimoni I vicini: «L’abbiamo sentita gridare a lungo». La ragazza studiava microbiologia