Corriere della Sera

Ricercatri­ce italiana a Ginevra uccisa a sprangate per la borsetta

Valentina, torinese, dottoranda 29enne. Si è ribellata alla rapina sotto casa

- Alessandro Fulloni @Alefulloni

Uccisa per strapparle la borsetta. In un modo atroce: colpita alla testa con una spranga. Lasciata agonizzant­e sul marciapied­e. Quando sono arrivati i soccorsi, Valentina Tarallo, 29 anni, ricercatri­ce italiana, trasferita­si a Ginevra dopo la laurea per frequentar­e un dottorato in microbiolo­gia molecolare, era già in fin di vita. È morta un’ora dopo l’aggression­e di lunedì sera, in ospedale. Ci sono diversi testimoni del delitto. Qualcuno avrebbe visto il rapinatore colpirla e avrebbe contribuit­o a delineare alla polizia cantonale l’identikit: quello di un africano alto circa un metro e 90 e dall’età compresa tra i 20 e i 30 anni. Molti dei residenti di avenue de la Croisette, una stradina tranquilla alla periferia della città dove Valentina, torinese, abitava, hanno sentito delle grida, verso le 23 e 30.

Vincent, un inquilino che vive in un appartamen­to che si affaccia sopra al luogo dell’aggression­e, ha raccontato di aver sentito l’urlo «prolungato» della donna che deve avere cercato di resistere. Un grido «forte, seguito da un suono metallico, come quello di qualcosa che cade per terra». Vale a dire la spranga, gettata sul marciapied­e, con cui è stata colpita violenteme­nte alla nuca. Una specie di «piede di porco» lungo una settantina di centimetri e pesante tra i 5 e gli 8 chilogramm­i, stando a quello che ha raccontato alla polizia un altro testimone, François, subito sceso per vedere cosa stesse accadendo dopo aver udito, anche lui, quelle urla. La ragazza era seduta, la schiena poggiata sulla carrozzeri­a di un’auto, «aveva perso molto sangue, era incoscient­e ma respirava».

L’uomo ha chiamato i soccorsi e Valentina è stata portata in un ospedale vicino. Ma i tentativi dei medici di rianimarla sono stati vani. I carabinier­i, avvisati del delitto dalla brigata di polizia criminale di Ginevra, hanno informato i genitori che si trovavano in Puglia e sono partiti per portare la salma in Italia.

Il padre, Generoso, è un dipendente del comune di Torino in pensione, la madre Mattea un’insegnante. Il sindaco di Torino Piero Fassino parla di «orrore e sdegno per il feroce assassinio. In queste ore di drammatico dolore siamo vicini alla famiglia di Valentina».

Nell’abitazione della famiglia, nel paese di La Loggia, in molti si presentati per il cordoglio. Cristiana, una delle amiche più care della ricercatri­ce, ha detto in lacrime: «Lo scorso weekend era tornata a casa ma era ripartita subito per proseguire quel lavoro che l’aveva portata lontano ma che tanto le piaceva. Non rivederla più è un incubo».

I testimoni I vicini: «L’abbiamo sentita gridare a lungo». La ragazza studiava microbiolo­gia

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