Nel laboratorio di Uber
Travis Kalanick per un totale di 22 mila metri quadri di superficie.
In Uber si respira un’aria rilassata e fertile. I 2 mila dipendenti, di svariate nazionalità e con un’età media intorno ai 30 anni, si aggirano per gli spazi in cui si trovano sia scrivanie tradizionali sia postazioni più comode e inusuali, come divani o nicchie in cui accoccolarsi sempre di computer muniti. Non ci sono italiani e si tratta soprattutto di ingegneri e persone attive nella relazione con i clienti e nel reclutamento di nuovi autisti.
Le pareti e i pavimenti ri-
Si tratta di un’azienda che fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato: il tutto funziona attraverso un’applicazione installata sul telefonino e che mette in collegamento diretto il passeggero e gli autisti
Il primo passaggio è quello di iscriversi, dando i propri dati personali e quelli della carta di credito. Ogni volta che si utilizza il servizio l’app invia le coordinate Gps a un centralino che gestisce le richieste mandando in zona l’autista libero più vicino chiamano il design del nuovo logo, a sua volta ispirato alle mappe e ai collegamenti fra le città. Capita poi di trovare su una colonna un passaggio di Fondazione di Isaac Asimov, che immaginava di prevedere il futuro con formule matematiche.
In uno dei regni odierni degli algoritmi non è un caso. Non ci sono biliardini o tavoli da ping pong, come spesso accade in realtà analoghe: «Qui è tutto focalizzato sul lavoro», spiega Faryl, pierre 31enne che si assicura elegantemente che non vengano fatte fotografie delle zone con gli schermi accesi. Ha lavorato per Square e si poi è spostata alla corte di Kalanick, racconta mentre mostra con orgoglio il contatore con il numero di veterani assoldati come autisti, uno dei buoni propositi del gruppo.
L’altro, soprattutto negli ultimi giorni, è di rispettare le
I dipendenti
All’interno si trovano ingegneri e addetti che reclutano i nuovi autisti
regole imposte in California sulla selezione di chi scarrozza i clienti: a Los Angeles e San Francisco il mancato allineamento è appena costato una multa di 10 milioni di dollari.
Il rapporto fra gli autisti, sia quelli professionali sia quelli che con UberPop sfruttano il loro veicolo personale, e la società è al centro del dibattito anche nel Vecchio Continente. Il Public policy Matt Kallman sottolinea che «negli Stati Uniti, come in Europa e in Italia, sono lavoratori autonomi, così come i tassisti. Di fatto non si sta costruendo un mercato diverso da quello di prima, ma si consente a tante persone di generare un reddito addizionale».
Uber è e vuole rimanere «un punto di contatto fra persone che devono spostarsi con persone che possono portarle a destinazione». E, piaccia o meno, non è intenzionata a scalare le marce.