LA SFIDA DI RACCOGLIERE L’EREDITÀ DEL GURU
Ipartiti cercheranno un Avatar per entrare in quel mondo senza più stratega e tentare di conquistarlo. Non sarà una missione facile, non avverrà nel breve periodo, ma ci proveranno. Senza più Casaleggio alla guida, non potrà bastare una staffetta tra padre e figlio a garantire la continuità del Movimento, siccome non può bastare un atto notarile per sostituire un personaggio carismatico. Perciò sarà un’impresa per la giovane classe dirigente Cinquestelle gestire e tutelare un patrimonio elettorale così vasto e trasversale. È sulla loro inesperienza che scommettono gli avversari, in attesa di metterli alla prova.
È logica spietata della politica, che non ammette debolezze. D’altronde è sulla debolezza del vecchio sistema che giocò nel 2013 Casaleggio per portare in Parlamento la prima forza del Paese, evidenziando in ogni occasione la diversità di chi non contempla ipotesi di accordi. Dapprincipio ci provò Bersani e poi anche Berlusconi tentò l’aggancio, senza risultato. Visto che per i Cinquestelle l’alterità è un dogma, servirà una chiave ai partiti per entrare in quel server e razziare la cassaforte elettorale.
Il punto è se saranno attrezzati a farlo, perché i codici del Movimento restano al momento un mistero per quanti provano a decrittarli. Perciò il sistema di Casaleggio si presenta tanto inquietante quanto intrigante agli altri occhi. E ci sarà un motivo se eminenti uomini di Chiesa hanno voluto affacciarsi su un mondo virtuale eppure così reale, se una personalità come Confalonieri — curioso della politica — ha voluto capire proprio da Casaleggio di cosa si trattasse. Se ci fosse un modo per toccarlo.
I leader della Seconda Repubblica hanno tentato di duplicare un sistema inaccessibile, Berlusconi si è messo in rete e come lui altri. Il programma però non gira, nessuno riesce a trainare consensi attraverso la rete. Renzi adotta gli stessi strumenti, usa Internet per far proselitismo, ma proprio da Internet non si è capito se il leader del Pd è vissuto come l’ultimo leader di una stagione al tramonto o come il primo di una nuova era. Quanto a Salvini, adotta un linguaggio iconoclasta spesso affine ai Cinquestelle, però la volta che ha provato a entrarci in contatto è stato respinto.
Il fatto è che Casaleggio ha sempre fatto muro, con abilità. Sulle unioni civili, per esempio, convinto che il mercato elettorale fosse altrove, ha evitato che il Movimento venisse confinato nel recinto della sinistra estrema, che i suoi gruppi in Parlamento proponessero un remake dei gruppettari. Ma ora? I partiti mettono in conto alle Amministrative un balzo in avanti di M5S, magari accentuato da un «effetto Berlinguer» per la scomparsa del fondatore del Movimento. Insomma, il tripolarismo oggi non è in dubbio. Il dubbio è se gli eredi del guru sapranno gestire la domanda di politica che arriverà dalle urne in vista della corsa per Palazzo Chigi. Perciò Renzi, che non può vivere senza avversari e aveva elevato «il genio» — cioè Casaleggio — a unico sfidante, cercherà un Avatar per entrare in quel mondo senza più stratega.