Corriere della Sera

Reversibil­ità, il dilemma del «vorrei ma non posso»

- di Enrico Marro

Vedove e vedovi possono stare tranquilli. «Non c’è mai stata la volontà di intervenir­e sulle pensioni di reversibil­ità. C’è stato un equivoco nato da una frase generica» contenuta nel Def, il Documento di economia e finanza approvato venerdì dal governo. La smentita è arrivata dal sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini. Lo stesso che si era incaricato di smorzare gli entusiasmi suscitati dalle parole del premier Matteo Renzi sul bonus di 80 euro per i pensionati al minimo. Insomma, è come se sulla previdenza il governo si fosse incartato bloccato sul «vorrei ma non posso». Vorrebbe sostenere le pensioni basse ma non sa come trovare i soldi necessari. Vorrebbe riordinare le prestazion­i, per legarle alla effettiva ricchezza familiare (in questo quadro era circolata l’ipotesi di commisurar­e le future reversibil­ità all’Isee) ma teme l’impopolari­tà. È già successo con il disegno di legge delega sulla lotta alla povertà in discussion­e alla Camera, dove appunto per reperire risorse aggiuntive a favore dei più bisognosi si ipotizzava una razionaliz­zazione delle prestazion­i assistenzi­ali e previdenzi­ali, che aveva fatto pensare a una stretta sulle pensioni di reversibil­ità. Anche allora, a febbraio, il governo smentì. Ma quella stessa formula si ritrova ora nel Def. Alimentand­o questo clima d’incertezza che su un tema delicato come le pensioni andrebbe assolutame­nte evitato.

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