Reversibilità, il dilemma del «vorrei ma non posso»
Vedove e vedovi possono stare tranquilli. «Non c’è mai stata la volontà di intervenire sulle pensioni di reversibilità. C’è stato un equivoco nato da una frase generica» contenuta nel Def, il Documento di economia e finanza approvato venerdì dal governo. La smentita è arrivata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini. Lo stesso che si era incaricato di smorzare gli entusiasmi suscitati dalle parole del premier Matteo Renzi sul bonus di 80 euro per i pensionati al minimo. Insomma, è come se sulla previdenza il governo si fosse incartato bloccato sul «vorrei ma non posso». Vorrebbe sostenere le pensioni basse ma non sa come trovare i soldi necessari. Vorrebbe riordinare le prestazioni, per legarle alla effettiva ricchezza familiare (in questo quadro era circolata l’ipotesi di commisurare le future reversibilità all’Isee) ma teme l’impopolarità. È già successo con il disegno di legge delega sulla lotta alla povertà in discussione alla Camera, dove appunto per reperire risorse aggiuntive a favore dei più bisognosi si ipotizzava una razionalizzazione delle prestazioni assistenziali e previdenziali, che aveva fatto pensare a una stretta sulle pensioni di reversibilità. Anche allora, a febbraio, il governo smentì. Ma quella stessa formula si ritrova ora nel Def. Alimentando questo clima d’incertezza che su un tema delicato come le pensioni andrebbe assolutamente evitato.