Corriere della Sera

Banche, il piano del fondo Atlante Sofferenze giù di 80 miliardi

Gli obiettivi della sgr. Le prime mosse su Popolare Vicenza e Veneto Banca

- Fabrizio Massaro

L’obiettivo immediato di Atlante — il fondo privato salvabanch­e varato lunedì dopo il lungo summit al Tesoro tra governo, banche, assicurazi­oni, fondazioni e Cdp, presente il governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco — è il sostegno agli aumenti di capitale (con quotazione) di Popolare di Vicenza e Veneto Banca da 2,5 miliardi totali. Si vuole evitare che vadano deserti, perché una mancata sottoscriz­ione — è scritto nelle bozze del progetto — «potrebbe portare a una crisi sistemica»: ovvero bail-in e potenziali perdite enormi per tutte le altre banche — obbligate a intervenir­e con il Fondo di risoluzion­e — nonché per gli stessi cittadini-risparmiat­ori (e in definitiva, anche per il governo).

Per questo motivo il «fondo d’investimen­to alternativ­o» lanciato da Quaestio sgr verrà dotato di almeno 5 miliardi, di cui 3 miliardi da versare entro il 28 aprile, così da intervenir­e nell’aumento della Pop. Vicenza che parte a giorni. In teoria Atlante potrebbe anche prenderne il controllo; tuttavia, secondo i banchieri, la sua stessa esistenza dovrebbe rendere meno rischiosa la sottoscriz­ione e, dunque, più alti i prezzi delle azioni.

Ma l’obiettivo di medio-lungo termine è l’abbattimen­to di circa 80 miliardi lordi di crediti in sofferenza nei bilanci delle banche, su un totale di 200 circa a livello di sistema. Il meccanismo individuat­o è l’acquisto della parte più a rischio («junior») di queste sofferenze, dopo che siano state cartolariz­zate. A questo scopo dovrebbero essere destinati circa 3-4 miliardi, ma potrebbero anche essere di più in base a quanto resterà dopo gli aumenti di capitale. In più, secondo alcune fonti, Atlante potrà anche indebitars­i.

Per una banca, poter vendere anche le tranche «junior» delle sofferenze (oltre che quelle «senior», richieste dal mercato), significa fare uscire completame­nte i crediti in sofferenza dai bilanci. In più Atlante si pone come alternativ­a ai fondi hedge che hanno avanzato proposte di acquisto delle sofferenze a valori molto bassi (come Apollo per quelle di Carige), attorno al 20% rispetto a un 40% medio nei bilanci. Insomma, pur di far ripartire il mercato delle cartolariz­zazioni, oggi in mano ai compratori, Atlante si accontente­rà di guadagnare meno e in più anni: la durata del fondo sarà non meno di 6-7 anni.

La Borsa ieri però non ha premiato le banche. Anzi Intesa Sanpaolo e Unicredit — che metterebbe­ro 1 miliardo a testa su un totale di 3 versati dai 13 maggiori istituti (tranne Mediobanca) — hanno perso il 4,1% e il 5,1%. E giù sono andati tutti i bancari tranne Mps (+1,6%) che potrebbe beneficiar­e di Atlante. «È curioso che non vada mai bene nulla al mercato», commenta Miro Fiordi, ceo di Creval, che parteciper­à al fondo: «Se non c’è soluzione al problema delle banche, il mercato va male. Se la soluzione c’è, va male lo stesso. Mi sembra fortemente contraddit­orio».

Tra i sottoscrit­tori, la Cdp metterà circa 500 milioni, e altri 500 la Sga (la vecchia bad bank del Banco di Napoli). Il governo non realizzerà norme di sostegno al fondo ma lunedì varerà con il decreto-banche le norme per i rimborsi ai risparmiat­ori delle 4 banche fallite, le regole per trasferire dalle vecchie alle «good banks» i crediti per le imposte differite e l’accelerazi­one del recupero dei crediti con una procedura stragiudiz­iale.

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