LA SPY STORY CHE SEMBRA PROPRIO VERA
Riccardo Perissich non inventa. Che bisogno ne ha? Intanto, sa che, di questi tempi, la realtà è più interessante, eccitante dell’immaginazione. Probabilmente non si riesce a batterla. Dunque, la spystory che ha scritto ha radici che affondano nella cronaca, è ispirata da personaggi reali e riconoscibili, è intricata come lo sono davvero le storie sotterranee che si sviluppano tra Roma, Londra, Parigi, Istanbul, Medio Oriente, Israele. Ma c’è molto di più.
È che Perissich sa, senza aggiunte: è uno dei maggiori esperti europei di relazioni internazionali, è stato a lungo nella Commissione Ue a Bruxelles, ha lavorato in imprese private di dimensioni globali, oggi è tra l’altro il vicepresidente esecutivo del Consiglio per le relazioni tra Italia e Stati Uniti. Mentre leggete Insospettabili — editore Longanesi, 304 pagine, 18,60, in libreria da domani — siete certi che non c’è niente di incredibile, nel romanzo: tutto è plausibile; forse, è successo davvero.
La storia è all’origine italiana, ma ha una ramificazione internazionale, come dev’essere quando si parla di servizi segreti, di agenti maschi che incrociano agenti femmine, di criminali di cui si serve la politica. Un giornalista scomparso mentre era sulle tracce di qualcosa di misterioso; un’ex spia italiana che si mette sulle sue tracce; e i servizi di mezzo mondo che la ostacolano, non necessariamente con le buone. Si parla di Siria e di foreign fighters, ma sullo sfondo. L’azione è concentrata sui movimenti delle intelligence europee e mediorientali, ed è qui che la conoscenza del mondo di Perissich fa capire che, dietro quello che si vede nella televisione, le trame non dormono mai: non è il super complotto; sono solo spie, alcune affascinanti, altre spioni da poco, certo al servizio di interessi nazionali, ma spesso anche di qualcosa di meno.
Non è tutto. Il racconto è intrecciato da un gioco parallelo, quello dei personaggi. Anzi, sono loro parte del divertissement del romanzo. L’autore parte da lì: la trama viene dopo, costruita sulle misure degli uomini e delle donne che la andranno a popolare. E anche i personaggi sono finzione fino a un certo punto. Perissich nega di essere egli stesso Giulio Valente, la ex star del controspionaggio italiano protagonista della spy-story. Va bene: fatto sta che Valente, tra le copiose avventure, ha un amore, la spia Dumont, che di nome fa Anne ed è francese, come la moglie dell’autore. Nega anche che il cattivo Luigi Tognani sia ispirato a Luigi Bisignani. E che la politica Emma Santini, che «alcuni vedevano persino accedere alla massima carica dello Stato», sia Emma Bonino. Ammette però che il terrorista Cesare Attolico, in passaggio dal Venezuela alla Siria, è Cesare Battisti e rivela che per tratteggiare il giornalista Dario Ottolenghi si è ispirato al suo amico, scomparso da poco, Mario Pirani.
Concessione alla fantasia, il capo dell’agenzia britannica MI6 nel romanzo si chiama Sir Francis Percy Blake, come il personaggio del fumetto belga Blake et Mortimer. Più realisticamente, Scarlett Ward Bingham, «una bella spia inglese», è nipote di John Ward Bingham, ex agente (vero) dell’MI5 e ispiratore del glorioso Smiley nei romanzi di Le Carré. E la colonnella del Mossad Beyle Putchnick? Uno dei tanti riferimenti al cinema: «Cercare nei film di Woody Allen», suggerisce l’autore.
È interessante che siano le persone, gli amori, i tradimenti, le amicizie quel che interessa Perissich, l’esperto di relazioni internazionali. Le grandi trame della politica, i ministri, gli ambasciatori sono uno sfondo. La vita è altro.
danilotaino
Julio Larraz, Master spy (2011)