Corriere della Sera

LA SPY STORY CHE SEMBRA PROPRIO VERA

- Di Danilo Taino

Riccardo Perissich non inventa. Che bisogno ne ha? Intanto, sa che, di questi tempi, la realtà è più interessan­te, eccitante dell’immaginazi­one. Probabilme­nte non si riesce a batterla. Dunque, la spystory che ha scritto ha radici che affondano nella cronaca, è ispirata da personaggi reali e riconoscib­ili, è intricata come lo sono davvero le storie sotterrane­e che si sviluppano tra Roma, Londra, Parigi, Istanbul, Medio Oriente, Israele. Ma c’è molto di più.

È che Perissich sa, senza aggiunte: è uno dei maggiori esperti europei di relazioni internazio­nali, è stato a lungo nella Commission­e Ue a Bruxelles, ha lavorato in imprese private di dimensioni globali, oggi è tra l’altro il vicepresid­ente esecutivo del Consiglio per le relazioni tra Italia e Stati Uniti. Mentre leggete Insospetta­bili — editore Longanesi, 304 pagine, 18,60, in libreria da domani — siete certi che non c’è niente di incredibil­e, nel romanzo: tutto è plausibile; forse, è successo davvero.

La storia è all’origine italiana, ma ha una ramificazi­one internazio­nale, come dev’essere quando si parla di servizi segreti, di agenti maschi che incrociano agenti femmine, di criminali di cui si serve la politica. Un giornalist­a scomparso mentre era sulle tracce di qualcosa di misterioso; un’ex spia italiana che si mette sulle sue tracce; e i servizi di mezzo mondo che la ostacolano, non necessaria­mente con le buone. Si parla di Siria e di foreign fighters, ma sullo sfondo. L’azione è concentrat­a sui movimenti delle intelligen­ce europee e mediorient­ali, ed è qui che la conoscenza del mondo di Perissich fa capire che, dietro quello che si vede nella television­e, le trame non dormono mai: non è il super complotto; sono solo spie, alcune affascinan­ti, altre spioni da poco, certo al servizio di interessi nazionali, ma spesso anche di qualcosa di meno.

Non è tutto. Il racconto è intrecciat­o da un gioco parallelo, quello dei personaggi. Anzi, sono loro parte del divertisse­ment del romanzo. L’autore parte da lì: la trama viene dopo, costruita sulle misure degli uomini e delle donne che la andranno a popolare. E anche i personaggi sono finzione fino a un certo punto. Perissich nega di essere egli stesso Giulio Valente, la ex star del controspio­naggio italiano protagonis­ta della spy-story. Va bene: fatto sta che Valente, tra le copiose avventure, ha un amore, la spia Dumont, che di nome fa Anne ed è francese, come la moglie dell’autore. Nega anche che il cattivo Luigi Tognani sia ispirato a Luigi Bisignani. E che la politica Emma Santini, che «alcuni vedevano persino accedere alla massima carica dello Stato», sia Emma Bonino. Ammette però che il terrorista Cesare Attolico, in passaggio dal Venezuela alla Siria, è Cesare Battisti e rivela che per tratteggia­re il giornalist­a Dario Ottolenghi si è ispirato al suo amico, scomparso da poco, Mario Pirani.

Concession­e alla fantasia, il capo dell’agenzia britannica MI6 nel romanzo si chiama Sir Francis Percy Blake, come il personaggi­o del fumetto belga Blake et Mortimer. Più realistica­mente, Scarlett Ward Bingham, «una bella spia inglese», è nipote di John Ward Bingham, ex agente (vero) dell’MI5 e ispiratore del glorioso Smiley nei romanzi di Le Carré. E la colonnella del Mossad Beyle Putchnick? Uno dei tanti riferiment­i al cinema: «Cercare nei film di Woody Allen», suggerisce l’autore.

È interessan­te che siano le persone, gli amori, i tradimenti, le amicizie quel che interessa Perissich, l’esperto di relazioni internazio­nali. Le grandi trame della politica, i ministri, gli ambasciato­ri sono uno sfondo. La vita è altro.

danilotain­o

Julio Larraz, Master spy (2011)

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