Corriere della Sera

Chailly: farò tornare la «Fanciulla» di Puccini senza i tagli di Toscanini

Chailly: «Una Fanciulla in versione integrale alla Scala Da oltre un secolo va in scena con i tagli di Toscanini» Il maestro riporta l’opera alla partitura originale

- Di Giuseppina Manin a pagina

ue sta“Fanciulla” è uno strano caso — assicura Riccardo Chailly —. Solo ora, a più di un secolo dalla nascita, l’ascolterem­o come è stata scritta davvero. E come nessuno finora l’ha mai sentita. Nemmeno lo stesso Puccini». Com’è possibile? «Alla prima del 1910 al Met di New York Toscanini intervenne sulla partitura con alcuni tagli per adattarla all’acustica secca di quel teatro. Il successo fu tale che Puccini la lasciò andare in stampa così come l’aveva ascoltata. E da allora La Fanciulla del West è stata sempre eseguita nella versione toscaninia­na».

Il maestro Riccardo Chailly ha dunque deciso di far rivivere l’originale, il 3 maggio alla Scala, regia di Robert Carsen.

Come sarà dunque questa «Fanciulla»?

«Con centoventi­quattro battute in più. Ma anche con differenze nell’orchestraz­ione, correzioni aggiunte durante le prove. Pochi minuti di musica che restituisc­ono un’opera più morbida e ricca di sfumature».

Ma la partitura è considerat­a tra le più complesse.

«Con Gianni Schicchi, per me la più difficile da dirigere. Fin dal preludio siamo di fronte a un linguaggio nuovo, fortemente sinfonico, dove l’orchestra è la vera protagonis­ta, chiamata a raccontare prima ancora dei cantanti. Un cambiament­o radicale nel modo di pensare il teatro musicale. Puccini era al passo con i tempi, conosceva Strauss, Ravel, Schoenberg. Come Mahler si avvicina quasi alla dodecafoni­a. Non la raggiunge, ma in Fanciulla c’è una sequenza di dieci suoni successivi. “Una partitura splendida dalle sonorità originali. E nessuna traccia di kitsch” scrisse Webern a Schoenberg, sfatando i luoghi comuni su Puccini».

Perché ha voluto affrontare questa impresa filologica?

«Da vent’anni, con il supporto del professor Gabriele Dotto, direttore dell’edizione critica delle opere di Puccini da Ricordi, sono impegnato in una ricerca musicologi­ca sul compositor­e che, una decina d’anni fa a Lipsia, già mi ha messo a confronto con l’edizione critica di Manon Lescaut» .

Tornando alla «Fanciulla», Puccini non è mai andato nel West. Eppure nella sua musica si respirano le suggestion­i della frontiera.

«Puccini è stato un grande curioso di culture musicali lontane. Per Turandot aveva studiato la tradizione cinese, per Butterfly quella giapponese. Per Fanciulla si immerse nei ritmi del ragtime, dei canti popolari, delle melodie indiane. Lui stesso scriveva: “Ho cercato di evocare atmosfere americane, di riflettere lo spirito di quel popolo e la natura forte del West”. C’è così riuscito che Luciano Berio avrebbe voluto riscrivere Fanciulla in forma di musical, da portare in scena a Broadway».

Anche Minnie è una donna dell’altro mondo, molto diversa dalle solite eroine pucciniane.

«Di grandissim­o temperamen­to, una sorta di Calamity Jane capace di tener testa a una dura realtà rurale tutta al maschile. Un universo di uomini soli, emigrati in cerca di lavoro, senza casa né affetti. Per loro Minnie è il sogno di una famiglia, una moglie, una madre. Lei sa tener saldi tutti quei ruoli, ma anche cedere alle ragioni del cuore, amare il suo bandito, redimerlo, salvarlo dalla forca. Amore e nostalgia sono i cardini dell’opera».

Eppure «La Fanciulla del West» non ha avuto la fortuna di altri titoli.

«Gli ostacoli sono molti, da un cast imponente, 18 ruoli, alla complessit­à dell’esecuzione musicale, all’impegno del coro. Che nel finale del primo atto canta a bocca chiusa, tutto sulle consonanti».

Secondo Dotto ci sarebbe anche il fatto che Minnie non muore. Il lieto fine, inusuale in Puccini, non permettere­bbe quello strazio che rende memorabili altre sue opere.

«Forse una donna vincitrice, eroica, capace di “rubare” il ruolo all’uomo, allora poteva spiazzare le platee. Ma oggi, Minnie è più che mai una donna dei nostri tempi. Il suo ritorno alla Scala, dopo 21 anni di assenza, con un allestimen­to e un cast capaci di esaltare la bellezza della musica, è doveroso. Anzi necessario».

Ci sono differenze nell’orchestraz­ione, pochi minuti di musica potranno restituire un capolavoro morbido e ricco di sfumature

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Prove Un momento delle prove de «La fanciulla del West» di Puccini, che sarà in scena al Teatro alla Scala dal 3 al 28 maggio. Tra i protagonis­ti Eva-Maria Westbroek (Minnie), Claudio Sgura (Jack Rance), Roberto Aronica (Dick Johnson) e Carlo Bosi (Nick)
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Sul podio Riccardo Chailly, 63 anni, è nato a Milano. Dirigerà «La fanciulla del West» alla Scala

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