Corriere della Sera

L’offerta di Maroni: stop al mio processo e io rinuncio a farla valere

- Di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Giustizia a orologeria ma al contrario, nel senso che è la politica a sovrappors­i alla giustizia. Il rinvio a giudizio di Roberto Maroni era stato chiesto dalla Procura di Milano a luglio 2015, il processo sarebbe dovuto iniziare l’1 dicembre ma non fu possibile per lo sciopero degli avvocati, il nuovo via il 3 marzo 2016 saltò per legittimi impediment­i sia del governator­e sia del legale Domenico Aiello: così il Tribunale aveva rifissato al 5 maggio l’avvio del processo al presidente della Regione Lombardia per i contestati favoritism­i (in ambito Expo ed Eupolis) a due sue collaborat­rici, inquadrati dal pm Eugenio Fusco nelle ipotesi di «induzione indebita» e «turbata libertà nel procedimen­to di scelta del contraente». Ma il 5 maggio sarà un’altra falsa partenza: non tanto per l’impegno del suo legale quel giorno nel processo Formigoni, quanto perché Maroni chiede la sospension­e del processo per tutto il periodo elettorale, da domani (delibera Agcom) al 23 giugno dopo i ballottagg­i. Perché? Maroni rimarca di essere uno dei 5 promotori della candidatur­a di centrodest­ra di Stefano Parisi a sindaco di Milano, argomenta che il contesto della sua accusa è l’Expo guidata dall’altro ora candidato sindaco di centrosini­stra Giuseppe Sala, ma il vero argomento forte è la sua mossa di pochi giorni fa: cioè l’essersi egli stesso candidato, non a Milano ma alle elezioni per il Consiglio comunale di Varese, dove il presidente della Regione figura quale capolista del candidato sindaco leghista Paolo Orrigoni. In cambio, però, Maroni annuncia che in udienza rinuncerà del tutto alla prescrizio­ne.

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