«Non più solo il salotto buono Ci apriamo a giovani e turisti»
Il direttore Triola: nuovi linguaggi e incroci con l’arte
Contaminazioni Nello «Specchio Magico», che è stato commissionato a Fabio Vacchi, il rap dialoga con antichi madrigali
Nonostante festeggi l’ottantesima edizione nel 2017 e nessuno voglia cancellarne la storia e la gloria, il Maggio Musicale Fiorentino è una realtà tutta tesa alla ricerca di una nuova dimensione. «D’altronde tre anni fa il festival era commissariato e vedeva la morte in faccia; nel mentre il panorama attorno a noi è cambiato e non solo per la crisi: il Maggio non può più essere quello che è stato per decenni, il salotto della Firenze bene, vogliamo integrarci più profondamente con la vocazione turistica della città intercettando un pubblico più giovane e internazionale» spiega il direttore generale Alberto Triola.
Che aggiunge: «Ogni anno a Firenze vengono milioni di visitatori da tutto il mondo, ma l’offerta culturale non contempla ancora quella musicale; entro un paio d’anno vorrei che l’Opera diventasse un brand conosciuto e appetito: per questo anticiperemo la presentazione dei nuovi cartelloni e chiederemo a un grande artista internazionale di creare un’opera per il foyer del nuovo teatro». Una delle prime strategie per intercettare i turisti non può che essere l’individuare i periodi di maggior afflusso: «per questo a giugno ci sarà un “Extra Festival” dedicato alle grandi orchestre — prosegue Triola —. Zubin Mehta e le maestranze del Maggio, poi Myung-Whun Chung con la Filarmonica della Scala, Daniele Gatti con i Wiener Philharmoniker e i Berliner con Yannick Nézet-Séguin, giovane talento tra i papabili alla successione di Levine al Metropolitan, Yuri Temirkanov con San Pietroburgo».
E poi a luglio ci si sposterà dall’Opera al cortile di Palazzo Pitti per tre icone del melodramma italiano, L’elisir d’amore, Il barbiere di Siviglia e La traviata. Titoli quanto mai distanti per fama e linguaggio dai tre in cartellone al Maggio: stasera, giovedì 28 il sipario si alza sulla Iolanta di Ciajkovskij, poi ci saranno la prima assoluta de Lo specchio magico commissionato a Fabio Vacchi e Albert Herring di Britten.
«Con Vacchi ci apriamo alla modernità e alla commistione delle arti — spiega il coordinatore artistico Pierangelo Conte —. Nell’opera dialogano l’hip hop con i madrigali e la lirica, l’etnica con l’urban dance; emblematiche le presenze sul palco del rapper Millelemmi e su un muro a fianco del teatro del writer Marco Tarascio, in arte Moby Dick, la cui performance live ispirata alle note sarà trasmessa in sala. Britten continua il percorso iniziato lo scorso anno con The turn of the screw: è lo stesso Britten cameristico, ma qui certe atmosfere diventano ancor più taglienti».
Il leit-motiv del 79° Maggio è Beethoven: «Mehta ha festeggiato domenica gli ottant’anni con la Nona e aprirà l’Extra Festival con la Missa
solemnis; grazie alla collaborazione con l’Accademia Bartolomeo Cristofori per la prima volta in Italia l’integrale delle Sonate verrà realizzata su fortepiani d’epoca»; ma la nota dominante è il dialogo tra classico e moderno: «Quasi ogni programma si apre con autori contemporanei e si chiude con Brahms, Mozart o Mahler. Domani venerdì 29 Brad Lubman dirige l’orchestra del Maggio in Accanto di Lachenmann, che è forse il massimo compositore vivente ed è venuto qui per lavorare sul suo brano: è stata un’esperienza straordinaria. Daniele Rustioni e l’orchestra della Toscana accostano In memoriam Benjamin Britten di Pärt al Requiem di Mozart, José Ramon Encinar avvicina a De Falla e Albeniz Pensieri di De Pablo, il massimo autore spagnolo d’oggi». Conte s’inorgoglisce per i Carmina Burana diretti da Kristjan Järvi: «Canteranno il coro di voci bianche, che ha debuttato lo scorso anno con Mehta nella Terza di Mahler, e i solisti dell’Accademia del Maggio, aperta lo scorso novembre: gli orizzonti del festival son più ampi del mese in cui il pubblico lo applaude».