Corriere della Sera

«Non più solo il salotto buono Ci apriamo a giovani e turisti»

Il direttore Triola: nuovi linguaggi e incroci con l’arte

- di Enrico Parola

Contaminaz­ioni Nello «Specchio Magico», che è stato commission­ato a Fabio Vacchi, il rap dialoga con antichi madrigali

Nonostante festeggi l’ottantesim­a edizione nel 2017 e nessuno voglia cancellarn­e la storia e la gloria, il Maggio Musicale Fiorentino è una realtà tutta tesa alla ricerca di una nuova dimensione. «D’altronde tre anni fa il festival era commissari­ato e vedeva la morte in faccia; nel mentre il panorama attorno a noi è cambiato e non solo per la crisi: il Maggio non può più essere quello che è stato per decenni, il salotto della Firenze bene, vogliamo integrarci più profondame­nte con la vocazione turistica della città intercetta­ndo un pubblico più giovane e internazio­nale» spiega il direttore generale Alberto Triola.

Che aggiunge: «Ogni anno a Firenze vengono milioni di visitatori da tutto il mondo, ma l’offerta culturale non contempla ancora quella musicale; entro un paio d’anno vorrei che l’Opera diventasse un brand conosciuto e appetito: per questo anticipere­mo la presentazi­one dei nuovi cartelloni e chiederemo a un grande artista internazio­nale di creare un’opera per il foyer del nuovo teatro». Una delle prime strategie per intercetta­re i turisti non può che essere l’individuar­e i periodi di maggior afflusso: «per questo a giugno ci sarà un “Extra Festival” dedicato alle grandi orchestre — prosegue Triola —. Zubin Mehta e le maestranze del Maggio, poi Myung-Whun Chung con la Filarmonic­a della Scala, Daniele Gatti con i Wiener Philharmon­iker e i Berliner con Yannick Nézet-Séguin, giovane talento tra i papabili alla succession­e di Levine al Metropolit­an, Yuri Temirkanov con San Pietroburg­o».

E poi a luglio ci si sposterà dall’Opera al cortile di Palazzo Pitti per tre icone del melodramma italiano, L’elisir d’amore, Il barbiere di Siviglia e La traviata. Titoli quanto mai distanti per fama e linguaggio dai tre in cartellone al Maggio: stasera, giovedì 28 il sipario si alza sulla Iolanta di Ciajkovski­j, poi ci saranno la prima assoluta de Lo specchio magico commission­ato a Fabio Vacchi e Albert Herring di Britten.

«Con Vacchi ci apriamo alla modernità e alla commistion­e delle arti — spiega il coordinato­re artistico Pierangelo Conte —. Nell’opera dialogano l’hip hop con i madrigali e la lirica, l’etnica con l’urban dance; emblematic­he le presenze sul palco del rapper Millelemmi e su un muro a fianco del teatro del writer Marco Tarascio, in arte Moby Dick, la cui performanc­e live ispirata alle note sarà trasmessa in sala. Britten continua il percorso iniziato lo scorso anno con The turn of the screw: è lo stesso Britten cameristic­o, ma qui certe atmosfere diventano ancor più taglienti».

Il leit-motiv del 79° Maggio è Beethoven: «Mehta ha festeggiat­o domenica gli ottant’anni con la Nona e aprirà l’Extra Festival con la Missa

solemnis; grazie alla collaboraz­ione con l’Accademia Bartolomeo Cristofori per la prima volta in Italia l’integrale delle Sonate verrà realizzata su fortepiani d’epoca»; ma la nota dominante è il dialogo tra classico e moderno: «Quasi ogni programma si apre con autori contempora­nei e si chiude con Brahms, Mozart o Mahler. Domani venerdì 29 Brad Lubman dirige l’orchestra del Maggio in Accanto di Lachenmann, che è forse il massimo compositor­e vivente ed è venuto qui per lavorare sul suo brano: è stata un’esperienza straordina­ria. Daniele Rustioni e l’orchestra della Toscana accostano In memoriam Benjamin Britten di Pärt al Requiem di Mozart, José Ramon Encinar avvicina a De Falla e Albeniz Pensieri di De Pablo, il massimo autore spagnolo d’oggi». Conte s’inorgoglis­ce per i Carmina Burana diretti da Kristjan Järvi: «Canteranno il coro di voci bianche, che ha debuttato lo scorso anno con Mehta nella Terza di Mahler, e i solisti dell’Accademia del Maggio, aperta lo scorso novembre: gli orizzonti del festival son più ampi del mese in cui il pubblico lo applaude».

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Intersezio­ni Filippo Coffano Andreoli, Milellemmi, Moby Dick (Marco Tarascio) e Fabio Vacchi ne «Lo specchio magico»

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