Padre Cantalamessa: accusano Francesco di pauperismo ma è tutto nel Vangelo
«Mi era capitato di predicare a Buenos Aires, l’ultima l’anno precedente. E quando Bergoglio venne eletto, e come tutto il mondo vidi la semplicità con cui si presentò alla Loggia delle benedizioni, la prima cosa che pensai fu: lui è esattamente così, non sta facendo nulla a beneficio dei media...». Padre Raniero Cantalamessa, predicatore del Papa e frate cappuccino, sorride: «Non mi sono mai ricreduto, il nome di Francesco non poteva cadere su spalle più degne».
Il discorso ai vescovi è esigente, si riuscirà a seguirlo?
«Diciamoci la verità, sono parole che farebbero paura, se non venissero da lui, che sappiamo come le vive. Del resto non si deve mai dimenticare che il sacerdote è scelto tra gli uomini per gli uomini, come dice Paolo nella Lettera agli Ebrei. Bisogna fare i conti con i limiti umani, che servono al sacerdote per avere compassione di chi fatica».
C’è chi ha accusato Francesco di pauperismo...
«Macché. Il pauperismo è già ideologia, questo è Vangelo puro e semplice. E poi, mi creda, un’immagine simile del sacerdote non la si traccia, se uno non la sente. Nelle parole del Papa si coglie una sintesi della spiritualità sacerdotale che va dal Curato d’Ars a Hélder Câmara. Sono considerazioni che si ritrovano anche nei documenti del Vaticano II. Solo che leggere un documento è diverso. Lì dietro c’è la vita».
Il Papa dice che è uno «stile di vita semplice ed essenziale» a rendere i preti credibili. L’essenziale è la coerenza?
«L’essenziale è, anzitutto, la fede. Nel discorso del Papa, come accade per San Francesco, si coglieranno soprattutto le parole sull’umilità, la povertà, il distacco dai beni. Tutto verissimo, ma questi sono i frutti. Spesso però manca attenzione alla radice che il Papa continua a richiamare: lo Spirito Santo, l’amicizia con Cristo. Al di fuori del legame con Gesù, questo programma sarebbe impossibile. I genitori sanno che i sacrifici per i figli diventano piccoli: certe cose si riescono a fare solo se alle spalle c’è l’amore».
Vale anche per San Francesco?
« Certo, perfino Dante si sbaglia quando parla delle famose nozze di Francesco con Madonna povertà. Chi legge le fonti francescane, sa che la donna era la vera religione, la perla preziosa era Cristo. Di conseguenza c’è anche la povertà, chiaro. Ma è un frutto di quella radice. Se uno non capisce San Francesco, fa fatica a capire anche Bergoglio».
Certo non è facile immaginare davvero la rinuncia alla «gestione delle strutture e dei beni economici»...
« Sono cose che si sono sempre raccomandate al clero, ma rimanevano un po’ così… Ora che le dice Francesco, che le incarna, assumono un’urgenza maggiore. Però...
Però?
«Il Papa dice di mantenere ciò che serve per “l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio”. Per operare, la Chiesa ha bisogno di alcune risorse. L’importante è non accumulare per me, ma spendere o conservare
II messaggio «L’importante è non accumulare per sé ma spendere e conservare per il popolo di Dio»
per il popolo di Dio. C’è una parola di Paolo: “Noi non vogliamo farla da padroni sulla vostra fede, ma essere collaboratori della vostra gioia”».
Resta la radicalità dell’appello, no?
«Dietro il radicalismo di vita e di messaggio c’è una profonda vita spirituale e dedizione a Cristo. Quando nella predicazione mi sento un po’ stanco, penso al Papa, quasi mi vergogno e riprendo coraggio».