Corriere della Sera

Case e palazzi per quattro miliardi Gli attici a San Pietro affittati a mille euro

- di Lorenzo Salvia lsalvia@corriere.it

Ma quanto è ricco lo Stato più piccolo del mondo? I primi ad azzardare un numero preciso, con tutti i rischi del caso, sono stati i Radicali. Dicevano 3 miliardi di euro, mettendo nel conto sia gli immobili sia l’incasso dell’otto per mille. Dal Vaticano non è mai arrivata una smentita diretta, anche se di commenti ne lasciavano filtrare. E in effetti i Radicali sbagliavan­o. Per difetto. «Ci sono 26 istituzion­i relazionat­e alla Santa Sede che possiedono beni immobiliar­i per un valore contabile totale di euro un mrd al 31.12.2012. Una valutazion­e di mercato indicativa dimostra una stima del valore totale dei beni di 4 volte più grande rispetto al valore contabile, o euro 4 mrd». Insomma, 4 miliardi di euro.

Il documento — un tempo segreto, ormai abbastanza conosciuto grazie ai due libri inchiesta che lo hanno riportato, con relativo processo a seguire — arriva dalla Cosea, la commission­e interna voluta da papa Francesco proprio per fare luce sulle finanze del Vaticano. Ma forse anche questa è un’approssima­zione per difetto. Secondo il gruppo Re — una società che gestisce immobili per gli enti ecclesiast­ici, ed è più volte intervenut­a sulla ma-

Scuole e ospedali Oltre alle chiese nel bilancio rientrano anche 9 mila scuole e 4 mila centri di cura

teria — il 20% del patrimonio italiano farebbe capo in qualche modo alla Chiesa. Cosa vorrebbe dire tradotto in miliardi? Una cifra infinitame­nte superiore, ai limiti dell’incredibil­e. A spanne siamo sopra ai mille miliardi di euro, visto che l’intero patrimonio italiano vale circa 6 mila miliardi di euro, secondo il dipartimen­to delle Finanze. E in teoria il conto dovrebbe anche salire con il passare del tempo visto che, solo a Roma, ogni anno ci sono 10 mila testamenti a favore della Chiesa. Nel calcolo del gruppo Re, però, entrano anche gli immobili che poco hanno a che vedere con l’invito alla sobrietà arrivato da Bergoglio: le chiese, ad esempio, ma anche le 9 mila scuole, i 4 mila ospedali o centri di cura.

Oltre al «quanto», però, c’è anche il «come».

Il documento della commission­e papale dice che gli immobili della Chiesa generano un «reddito totale da locazione pari a 88 milioni di euro». Pochino. Come mai? Un attico da 100 metri quadri vista San Pietro viene affittato per mille euro al mese. A spanne la metà del suo valore di mercato. Chi è andato in pensione continua a pagare la tariffa super scontata per i dipendenti (70% in meno) fino a otto anni dopo la fine del contratto. E poi la cifra effettivam­ente riscossa è spesso più bassa di quella concordata. Lo Stato più piccolo del mondo ha un patrimonio straordina­rio che, messo a reddito per bene, potrebbe generare ancora più risorse per le sue tante attività pastorali, di carità e di sostegno ai poveri. E che invece è stato utilizzato, a volte, come un benefit di favore. Magari sommandolo al patrimonio immobiliar­e privato di alcuni uomini di Chiesa. Ce ne sono stati anche di importanti — da Angelo Bagnasco a Giovanni Battista Re ad Angelo Sodano — che non hanno mai avuto proprietà. Non tutti, però. Monsignor Salvator Cassisa, ex vescovo di Monreale, risultava proprietar­io insieme ad alcuni familiari di due case a Palermo, una a Erice (più tre in usufrutto), 14 a Trapani, con l’aggiunta di un terreno da 26 ettari.

L’incremento Nella sola Roma ogni anno ci sono 10 mila testamenti a favore della Chiesa

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