Ma i soldati si mandano là dove c’è violenza
Ma se in un primo momento si è pensato, giustamente o no, di inviare soldati in Libia è proprio perché la situazione è a rischio e c’è pericolo di violenza armata. È solo per questo che si inviano soldati e non solo suore o personale sanitario ; è solo quando c’è pericolo che qualcuno spari che si mandano soldati per proteggere dal fuoco le persone prese a bersaglio, rispondendo se necessario al fuoco. Si può decidere di non intervenire, di non impantanarsi in nessuna difficoltà, di lasciare che qualcuno uccida qualcun altro e di pensare solo all’interesse del nostro Stato e al benessere dei suoi cittadini, in divisa e no. È una posizione che può essere non meno sensata di altre. Ma dire che non si mandano soldati perché c’è il rischio di guerra è tragicamente comico; sarebbe come decidere di inviare i pompieri e poi ritirarli perché l’edificio ha preso fuoco. Fra l’altro, questa scenetta rafforza, ingiustamente, i pregiudizi e i sogghigni sul soldato italiano, spesso misconosciuto nel coraggio di cui invece ha più volte valorosamente dato prova. Lasciamo ad altri la facezia su quel militare che proclama: «Se non vengono teniamo duro, ma se arrivano tagliamo la corda».