«Dovremo essere noi a sconfiggere l’Isis Non ci servono navi né militari stranieri»
Il premier libico: il modo per scoraggiare gli scafisti è assicurarsi che il mio sia un Paese stabile e sicuro
comunità internazionale ha responsabilità ben precise nei confronti della Libia. Dopo il 2011, il mio Paese è stato abbandonato. Ciò ha consentito a molti Paesi di intervenire nei nostri affari interni e di trascinarci dove oggi ci troviamo. Come libici, però, anche noi dobbiamo intraprendere una seria autocritica e adottare una nuova condotta. Anziché comportarsi con senso di responsabilità, la nostra classe politica si è lasciata travolgere dalle beghe interne, portando il Paese allo sfacelo. Dai primi passi esitanti verso la democrazia, avviati nel 2011, siamo ripiombati nella violenza e nel disordine di oggi dopo la frammentazione dell’unità nazionale.
L’Isis non è il nostro nemico principale, bensì le divisioni che dilaniano il nostro Paese. Questi ultimi cinque anni di guerra cruenta ci insegnano che quando i libici non riescono a lavorare uniti, coloro che vogliono distruggere il nostro Paese si aprono con la forza una strada verso il potere. L’unità nazionale è l’arma più efficace contro questi seminatori di odio e di violenza. Il terrorismo sarà sconfitto dalle nostre forze armate, sotto il comando del governo civile, non per mezzo di milizie rivali che si combattono per contendersi la supremazia politica.
Vorrei ricordare ai nostri amici che sarà il popolo libico a sconfiggere l’Isis, senza nessun intervento militare straniero. Non chiediamo l’invio di truppe di terra, bensì sostegno e assistenza tramite l’addestramento e la revoca dell’embargo per l’invio di armi in Libia. Non ha senso limitare i nostri sforzi quando ci accingiamo ad affrontare lo scontro finale contro un nemico spietato ma vulnerabile. Chiedo pertanto la revoca immediata delle sanzioni delle Nazioni Unite, che hanno congelato i depositi libici all’estero. Oggi abbiamo urgente bisogno di queste risorse per sconfiggere il terrorismo.
Capisco perfettamente che molti Paesi europei sono fortemente preoccupati per le conseguenze dell’immigrazione e del traffico illegale di esseri umani dalla Libia, e noi faremo di tutto per metter fine a queste irregolarità. Ma il modo migliore per scoraggiare gli scafisti è assicurarsi che la Libia sia un Paese stabile e sicuro, a cui le riforme economiche sapranno restituire prosperità e benessere. È questa l’unica soluzione possibile sul lungo periodo, non l’invio di navi e truppe straniere.
Dopo oltre un anno di trattative, abbiamo un governo legittimo, riconosciuto dalla comunità internazionale. Siamo tornati sul sentiero giusto e abbiamo imboccato la giusta direzione
( Traduzione di Rita Baldassarre)