Il tour di Verdini: qui a Cosenza bersaniani con me L’Italicum cambierà
Tre ore e 45 minuti con la Mercedes 500 che gli fa da ufficio viaggiante per raggiungere il primo «laboratorio politico locale» dove nessuno nel Pd si vergogna di dire: «Noi stiamo con Verdini, abbiamo scelto l’alleanza giusta. E se ha problemi con la giustizia, pazienza, non siamo mica garantisti a senso unico » (copyright Carlo Guccione, candidato sindaco del Pd). Oggi Cosenza, venerdì e sabato a Napoli, forse Grosseto. È iniziato il «Grand Tour» automobilistico del senatore Denis Verdini (Ala) per sponsorizzare i candidati scelti da Matteo Renzi che qui a Cosenza ha spedito nelle stesse ore anche il fidato sottosegretario Luca Lotti per una cena con giovani e imprenditori promossa dalla bersaniana Enza Bruno Bossio. Alla minoranza dem, che a Roma lo vede come un impresentabile, Verdini manda a dire: «Non mordo mica, io. E se qui neanche i bersaniani hanno da ridire sull’alleanza con Ala, vuol dire che nel Dna sono più calabresi che del Pd».
Roma-Cosenza a 180 chilometri all’ora (ha battuto sul tempo i giornalisti partiti alla stessa ora, con l’aereo), Verdini alle 13 sbuca dalla berlina blu, senza un capello in disordine, davanti alla locanda del «Povero Enzo». Ad attenderlo, con un menù di rara bontà, ci sono i lametini del deputato di Ala Pino Galati che fanno la fila per un selfie con il senatore. Tra un tortino di spuma e una tagliata, spunta pure una targa con una scritta che suggella il «patto della soppressata» con il Pd: «Al fine tessitore ed illuminato politico senatore Denis Verdini. Un benvenuto del primo gruppo consiliare di Ala. Lamezia Terme». Verdini sembra più divertito che commosso. E a chi gli chiede se Ala (senza simbolo) sarà a Cosenza l’ago della bilancia per battere il candidato del centro destra, Mario Occhiuto, risponde così: «Noi ci proviamo».
Dopo il caffè, Verdini è all’hotel Italiana dove si presenta con il «giovane turco» Carlo Guccione, scelto dal Pd dopo la rinuncia dell’impresario Lucio Presta, e con Giacomo
L’alleanza Il candidato sindaco dei democratici: con lui libereremo la città dal malaffare
Mancini, nipote dello storico leader socialista la cui potenza si misura ancora nella «curva anomala» che fa l’autostrada per inerpicarsi fino a Cosenza. Guccione risponde a chi gli chiedono cosa abbia in comune lui con Verdini: «Siamo diversi ma oggi Verdini sta al Pd come, nel ‘93, la lista vicina al Msi stava al vecchio Mancini che con quei voti, contro noi del Pds, divenne sindaco e iniziò una stagione fortunata per la città». Verdini la fa più semplice: «Con Renzi siamo alleati per le riforme e sulle cose buone che fa il governo e lo stesso proviamo a fare sul territorio. È la storia di questa legislatura in cui nessuno ha vinto. La nostra alleanza è inesorabile, come il moto dell’acqua che va sempre verso il basso». L’unico dubbio, sulla «leadership di Renzi», gli viene sulla legge
elettorale: «Con il premio al primo partito e lo sbarramento al 3% non va. L’Italicum andrà cambiato, con lo sbarramento all’8%, per favorire le aggregazioni. Ma per questo c’è tempo».
Al cinema Modernissimo, prima della cena a casa Mancini, Verdini si ritrova con Ennio e Luca Morrone, padre e figlio, che hanno voltato le spalle al sindaco uscente Occhiuto. Anche se quelli del Pd aspettano lungo viale Mazzini, la sala è piena: «Qui mi sento a casa, sono sereno». Il candidato sindaco dem azzarda uno slogan ad effetto: «Con Verdini, libereremo la città dal malaffare». E stasera Verdini, sei procedimenti giudiziari in corso, va al duello a Ballarò con il giornalista Marco Travaglio.