Comunali, rientra Fassina. E c’è FdI a Milano
Dal Consiglio di Stato sì al ricorso del candidato di sinistra a Roma. Riammesso anche Ncd in Calabria
All’ultima curva, e praticamente in extremis, il voto per le Amministrative cambia ancora, in un campagna elettorale dai mille colpi di scena, per effetto delle sentenze del Consiglio di Stato. La lista di Fratelli d’Italia riammessa a Milano e — dato ancora più importante dal punto di vista politico — Stefano Fassina rientra in gioco nella Capitale, quando ormai non ci credeva più quasi nessuno e quando anche all’interno di Sinistra italiana era partito il «regolamento di conti». L’ex viceministro all’Economia twitta: «Felice per sentenza. La sinistra torna in campo più forte di prima». Ma oltre ad un’area che sarebbe rimasta «orfana» alle urne, esultano anche gli avversari di Roberto Giachetti, in particolare Alfio Marchini e Giorgia Meloni, che col candidato Pd (in base ai pronostici) si giocano il secondo posto per il ballottaggio, dando per scontato che uno è per Virginia Raggi di M5s. Che c’entra Giachetti? Senza Fassina in campo, il vicepresidente della Camera sarebbe rimasto l’unico candidato del centrosinistra. E, così, avrebbe potuto beneficiare di almeno una porzione di quel 6-7% accreditato dai sondaggi. Giachetti, ora, commenta: «Contento per Stefano e i suoi elettori. Andiamo avanti, convinti che il popolo di centrosinistra sarà unito al ballottaggio». Chissà.
Il Consiglio di Stato, oltre alle motivazioni degli avvocati di Fassina («sentenza che supera un orientamento consolidato», commenta il legale Carlo Contaldi la Grotteria), ha sottolineato «l’importanza del principio democratico della massima partecipazione alle consultazioni elettorali nei casi in cui le liste siano in possesso di tutti i requisiti sostanziali e formali essenziali richiesti dalla legge» ed ha ritenuto illegittima l’esclusione di Sinistra italiana (motivata dalla mancanza della data sull’autentica delle firme necessarie a presentare le liste) perché «nessuna disposizione di legge prevede, per la materia elettorale, la nullità di tali autentiche quando siano prive di data, purché risulti certo che l’autenticazione sia stata effettuata nel termine previsto dalla legge». Diversa la motivazione nel caso di FdI a Milano, dove mancavano le dichiarazioni dei candidati sulle incandidabilità. Secondo Palazzo Spada, invece, «le dichiarazioni sono state depositate il giorno successivo e il ritardo era addebitabile ad un comportamento tenuto dalla stessa amministrazione». Ma anche in questo caso si è voluto soprattutto salvaguardare il «principio democratico » . Per chiudere, riammessi anche Rete Liberale (a sostegno di Alfio Marchini a Roma) e Ncd a Cosenza. Par condicio giuridica è fatta.