D’Alimonte: Lega-Cinque Stelle flussi non reciproci
Roberto D’Alimonte non è stupito per il fatto che a Roma Matteo Salvini, se andassero al ballottaggio Roberto Giachetti e Virginia Raggi, sceglierebbe la candidata del M5S. Perché la simpatia leghista verso i pentastellati «non è una novità». È la storia politica degli ultimi anni che lo dimostra. Tra gli esempi più clamorosi, l’esperto di sistemi e flussi elettorali cita le Comunali del 2012 a Parma, a Genova o ad Alessandria: «Era l’anno del decollo dei 5 Stelle e lo spostamento di voti dalla Lega è stato evidente, basta fare un confronto con quanto il Carroccio aveva preso alle Regionali del 2010». A Parma, poi, «Pizzarotti ha vinto con parte dei leghisti che sono tornati al seggio al secondo turno proprio per votarlo e contrastare così il candidato Pd». Certo, si tratta di una mobilità che va e viene a seconda delle specifiche circostanze, non di consenso conquistato per sempre. Continua infatti D’Alimonte: «Alle Politiche del 2013, in Veneto, il M5S ha drenato il voto leghista in maniera tanto consistente da diventare primo partito. Però, già alle Regionali del 2015 quel sostegno è tornato indietro e in quasi tutte le città la Lega ha recuperato l’emorragia precedente». Del resto, nelle analisi di propensione al voto, in termini probabilistici «molti elettori leghisti dichiarano di non disdegnare come seconda scelta proprio il M5S». Si tratta però di un rapporto «non simmetrico fra i due partiti: è più probabile che un sostenitore della Lega appoggi un cinquestelle, che non viceversa». E questo, in massima sintesi, perché il M5S è molto trasversale, mentre la Lega ha una connotazione più definita. Questo potrebbe significare che a Milano, in un eventuale ballottaggio, i grillini non appoggerebbero il candidato unitario del centrodestra, Stefano Parisi? «No, credo che invece una parte di loro potrebbe farlo, per il forte antagonismo, se non ostilità, del Movimento verso il Partito democratico».