Corriere della Sera

Gli sms del killer all’amico: «Mi ha lasciato, vado a ucciderla»

Firenze, ventidue coltellate all’ex moglie poi si suicida. In una serie di messaggi raccontava tutto

- Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

«L’ho uccisa». L’ultimo messaggio dell’amico appare sullo smartphone tre minuti prima delle 22. Solo adesso capisce che non è la solita ossessione macabra di Matteo che l’ha tempestato di sms tutto il giorno e chiama il 113. Ma non c’è più tempo. Matteo Di Teodoro, un ragazzone di 33 anni dallo sguardo mite, ha già massacrato l’ex moglie Michela Noli, 31 anni, hostess di terra all’aeroporto di Firenze. L’ha colpita 22 volte al ventre, al torace e al collo nella sua auto con un coltellacc­io che si è portato dietro. E poi, con la stessa lama, si è sgozzato. Gli agenti della Mobile li hanno trovati chiusi in una Citroen Bianca davanti all’Arno, nel quartiere popolare dell’Isolotto. Lei aveva ancora la cintura di sicurezza, le mani protese verso lo sportello.

Quella di Matteo e Michela, sposi da due anni, separati da un mese, è l’ennesima cronaca annunciata di un femminicid­io che forse si poteva fermare. «La voglio uccidere perché ha un altro», aveva scritto all’amico. E poi: «Dopo mi ammazzo, so dove colpirmi per morire subito». Matteo non aveva mai smesso di chiedere all’ex moglie di tornare con lui. «Lei era ossessiona­ta, perché lui la seguiva», racconta in lacrime un’amica, l’ultima, forse, a parlare con Michela. Matteo, impiegato nella legatoria dei genitori, ripeteva: «Senza di lei sono morto». Il crollo psichico quando aveva saputo che Michela aveva trovato un altro compagno. Aveva anche deciso di usare un gps per seguirla e sorprender­la.

«Lei le aveva raccontato la verità — ricorda una vicina di casa —, ma forse per farlo stare tranquillo gli aveva detto che quella storia era finita e che adesso non aveva più nessuno». Lui sembrava sollevato. Poi l’ultima crisi quando, dopo l’ennesimo pedinament­o, aveva scoperto che la relazione dell’ex moglie non si era interrotta. E da «ragazzone buono e mite» si era trasformat­o in killer. Aveva organizzat­o tutto, anche la trappola finale. «Ti devo restituire alcuni vestiti e un paio di valige», aveva detto a Michela. Non era vero. In auto aveva nascosto due coltelli. Prima di uscire l’ultimo messaggio, appeso alla porta. «Spero di riuscire a morire dopo quello che farò. Scusate tutti per il dolore che vi sto causando non sono malato sono stato solo ferito a morte e lasciato in un angolo».

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