L’industria italiana post crisi? È più sana ma poco digitale
«Il nostro piano va avanti indipendentemente da Metroweb», ha affermato l’amministratore delegato di Telecom Italia, Flavio Cattaneo, nel corso della conference call con gli analisti. «Se ci sarà il prezzo giusto bene altrimenti abbiamo tutte le potenzialità per andare avanti da soli, ad oggi copriamo oltre 46% della popolazione e abbiamo come obiettivo di arrivare all’84% nel 2018, ossia una penetrazione importante», ha aggiunto. Enel? «È una buona società nel settore energetico. Hanno un monopolio “naturale” in parte del Paese. Sul loro piano di particolare dai consumi. Positive anche le prospettive degli investimenti, persino nel campo delle costruzioni. Dal 2017 il fatturato manifatturiero medio si stabilizzerà un pochino più in basso (+1,8%) ma dovrebbe ritrovare anche un buon contributo dell’export. In virtù di questo ritorno di fiamma il saldo commerciale nel 2020 dovrebbe toccare quota 95 miliardi.
Anche l’internazionalizzazione delle imprese ha fatto passi in avanti e nonostante la percezione corrente di ampia colonizzazione, secondo il Rapporto, «la proiezione estera delle nostre aziende supera in fatturato e in addetti la presenza di multinazionali estere in Italia, rimasta stabile negli ultimi anni».
C’è comunque un legame forte tra internazionalizzazione e competitività: far parte di una catena globale del valore rappresenta un percorso privilegiato verso l’efficienza. La conseguenza di quest’analisi è che il nostro manifatturiero più è capace di aprirsi più si rivela sviluppo della rete in fibra ottica, non ci sono abbastanza informazioni pubbliche per commentarlo propriamente», ha detto Cattaneo. E poi sul dossier Inwit ha anticipato che «nei prossimi mesi prenderemo una decisione». Per lanciare un segnale di fiducia intanto il vertice compra azioni della società. Con operazione datata ieri Cattaneo e il presidente Giuseppe Recchi hanno rilevato due pacchetti, rispettivamente di 879.810 euro e 104.400 euro. vincente. Per farlo resta da superare il pregiudizio culturale legato a vecchi canoni di patriottismo economico ma c’è anche da prestare attenzione all’evoluzione del commercio internazionale che, secondo il capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, «si sta avvitando in una logica pre-protezionistica». Il no di Bruxelles al riconoscimento Il check up di Intesa e Prometeia: i rischi di un avvitamento protezionistico
della Cina come economia di mercato così come le sanzioni alla Russia sono «scelte pienamente condivisibili ma dobbiamo essere coscienti che nel breve e medio periodo hanno effetti letali sull’incremento degli scambi».
@dariodivico