Corriere della Sera

Il fondo di Oslo contro Vw: class action per le maxiperdit­e

- Di Danilo Taino

di milioni. Ma anche perché ritiene che la governance societaria del gruppo di Wolfsburg sia all’origine di gravi distorsion­i. Non è un passo usuale, quello dei norvegesi: di solito fanno pressioni sulle società in cui investono per migliorare le performanc­e, ma non lo dicono in pubblico. Con Volkswagen sembrano esasperati: hanno così fatto sapere al Financial Times di avere avvertito il presidente del gruppo tedesco, Hans Dieter Pötsch, dell’intenzione di fare causa. Il fondo, che investe i proventi del petrolio a favore delle generazion­i future, è il quarto azionista della casa tedesca, con l’1,64% del capitale. Nel sistema di governo del gruppo, però, non ha voce, come non hanno voce tutti gli azionisti non del cerchio magico al vertice. Ha però la reputazion­e di essere uno degli investitor­i mondiali più ricchi — 850 miliardi di dollari — e più attenti alle regole societarie e al buon funzioname­nto delle novemila aziende in cui investe. Il problema, secondo i norvegesi, è che lo scandalo delle emissioni, come altri due precedenti negli anni passati, nasce da un sistema di governo della Volkswagen oscuro, che favorisce pochi a scapito di molti. I pochi sono i membri del consiglio di sorveglian­za: su 20 membri, dieci sono rappresent­anti dei sindacati; otto rappresent­ano i tre maggiori azionisti, cioè la famiglia Porsche-Piëch, il Land della Bassa Sassonia e il fondo sovrano del Qatar; uno è Pötsch; e solo il ventesimo può essere considerat­o un consiglier­e indipenden­te. Nell’oscurità degli accordi tra i membri, la società è inefficien­te, soggetta a errori e a scelte non etiche — ritengono i norvegesi. Il guaio è che anche dopo l’imbroglio del diesel le cose non stanno affatto cambiando.

Norges è il maggiore fondo sovrano al mondo, quarto azionista Vw con l’1,6%

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