Corriere della Sera

Unicredit, soci a consulto sulla governance

Incontro in banca tra Palenzona, Calandra e Biasi. Possibile un riassetto del consiglio e dei vertici

- Fabrizio Massaro

In Unicredit si torna a discutere di governance, a pochi giorni dall’approvazio­ne dei conti trimestral­i chiusi con 406 milioni di utile, -20% su un anno prima ma sopra le attese degli analisti. E tornano sotto i riflettori le posizioni di vertice, dalla presidenza ora affidata a Giuseppe Vita, alla guida operativa dal 2010 nelle mani del ceo Federico Ghizzoni.

Ieri a partire delle 14.30 nella sede della banca in piazza Aulenti si sarebbe tenuto un incontro tra i vicepresid­enti Vincenzo Calandra e Fabrizio Palenzona, i vertici dell’istituto e l’ex presidente di Cariverona, Paolo Biasi (assenti invece, sottolinea­va l’Ansa, l’attuale presidente della fondazione veronese, Alessandro Mazzucco e il direttore generale, Giacomo Marino). All’incontro avrebbe anche preso parte anche Lucrezia Reichlin, consiglier­a indipenden­te eletta dai fondi esteri, che di Unicredit hanno ormai la maggioranz­a.

Da un lato il calo del titolo, che ha perso il 48% in sei mesi facendo peggio di Intesa Sanpaolo (-30%) e dell’indice di Piazza Affari (-19%); dall’altro i timori per un livello di capitale (10,85%) considerat­o basso; quindi gli strascichi dell’operazione Popolare di Vicenza, per il fatto che non sarebbe stato portato in consiglio il contratto di pre-garanzia sull’aumento di capitale poi saltato e coperto rapidament­e dal Fondo Atlante, nonostante Ghizzoni abbia detto che sul tema, dopo l’informativ­a data al board, c’è solo da «voltare pagina»; tutti questi elementi avrebbero fatto maturare presso alcuni soci e consiglier­i l’opportunit­à di rivedere la governance, per rendere la banca più salda e puntata alla crescita.

In questo senso si starebbe discutendo di un rimpasto all’interno del consiglio, per dare una risposta al mercato. L’attenzione è a fare le cose per bene, per non destabiliz­zare la banca che è pur sempre uno dei 29 istituti sistemici (Sifi) mondiali. Il ricambio all’interno del consiglio potrebbe toccare diversi livelli, dalla presidenza alla vicepresid­enze fino all’amministra­tore delegato. Il puzzle è complesso da comporre e non tutti i tasselli sarebbero ancora a posto. Si starebbe valutando l’ipotesi di un passaggio di Ghizzoni ( L’istituto che nascerà dalla fusione tra Bpm e Banco Popolare, terzo gruppo in Italia, vuole essere una banca «solida», che torna a remunerare i soci (al 9% dall’attuale 5,5%), con crediti deteriorat­i diminuiti di 8-10 miliardi e sofferenze coperte al 59%, cioè sui livelli di Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps, e che si pone come obiettivo 1,1 miliardi di utili nel 2019 e si impegna a distribuir­ne il 40% all’anno ai soci. «È una percentual­e non indifferen­te», ha detto il ceo di Bpm, Giuseppe Castagna ( nella foto, a sinistra) presentand­o il piano industrial­e ieri insieme con Pierfrance­sco Saviotti del Banco ( nella foto, a destra). «È costruito alla presidenza, per la quale circola però anche il nome di Reichlin, con Ghizzoni ceo. In alternativ­a, il banchiere potrebbe lasciare anticipata­mente, anche se non ci sono conferme né tantomeno tempistich­e. Analogamen­te potrebbero cambiare alcuni ruoli nel consiglio, nel quale potrebbe essere cooptato Biasi per la Cariverona, che rientrereb­be nella governance dopo essere rimasta fuori dalla lista al rinnovo del board nel 2015.

Ghizzoni ha ribadito di recente che «nessun aumento di capitale è previsto» e che «ci sono varie opzioni per far crescere il capitale», tra cui la cessione di asset (non specificat­i). Tra i nomi circolati come papabili ceo ci sono Andrea Orcel (Ubs), il portoghese António Horta Osório (ceo di Lloyds), Marco Morelli (Merrill Lynch). Di recente il Financial Times è tornato a parlare di timori sulla capitalizz­azione di Unicredit, citando la visione di uno dei primi dieci azionisti secondo il quale Unicredit «ha bisogno di un aumento di capitale ma non può farlo con i manager attuali perché hanno perso la fiducia dei mercati».

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