Corriere della Sera

«Sono Landa, ho la testa dura e ora arriva la montagna amica»

Il basco è il terzo incomodo tra Nibali e Valverde: «Posso vincere»

- DALLA NOSTRA INVIATA Gaia Piccardi

In Calabria, rosolato dal sole di Praia a Mare, sembrava cotto. La salutare doccia della crono del Chianti l’ha rigenerato. Ai piedi delle montagne, al Giro di boa, Mikel Landa da Mungia, Paesi Baschi, è il terzo incomodo targato Sky che Nibali non vorrebbe mai ritrovarsi sulla strada per Torino. E invece eccolo qua, 8° a 25’’ dal principe azzurro Astana, la sua ex squadra, e a 23’’ da quel cagnaccio di Valverde. Combattivo come al Giro 2015 con Fabio Aru, e con il meglio ancora da offrire.

Landa, la davano già per spacciato.

«È stato un inizio difficile, non sono stato sempre bene e ho faticato. Ma se con due crono in nove tappe che non sono esattament­e la specialità della casa, mi avessero detto che avrei avuto questo distacco dai favoriti, beh non ci avrei creduto. Il Giro per me comincia oggi, dalla salita di Sestola».

Non si considera tra i potenziali vincitori del Giro?

«Sono un candidato, non un favorito».

Differenza sottile. Come si migliora nella cronometro uno scalatore puro?

«Era il 13 dicembre 2015, giorno del mio compleanno. Ho trascorso sei-sette ore al velodromo di Maiorca a lavorare sulla mia posizione nella crono: non proprio il miglior modo di festeggiar­e... Il regalo l’ho ricevuto domenica a Greve in Chianti: i 40,5 km a cronometro migliori di tutta la mia carriera. Temevo di finire con molto più distacco. Invece siamo racchiusi in dieci in 111 secondi. E la vera montagna, il mio terreno, deve ancora arrivare».

Suona come una dichiarazi­one di guerra.

Leader Mikel Landa, 26 anni, terzo un anno fa al Giro dietro Contador e al compagno dell’Astana, Aru. Landa ora corre per il team Sky

«Io credo che il migliore ciclista in attività sia qui al Giro d’Italia: Alejandro Valverde. Ha dimostrato di essere capace di tutto: conquistar­e una classica come una grande corsa a tappe. Ma Vincenzo Nibali non è più quello della TirrenoAdr­iatico. È preparato e gli piace vincere sempre, soprattutt­o in Italia».

Che rapporto c’è tra voi?

«Non la definirei amicizia. C’è molto rispetto».

Cosa significa, per lei, essere basco?

«Essere chiuso di carattere, avere la testa dura come i sardi. Il ciclismo da noi è tradizione, storia, cultura. Mio zio, cicloturis­ta, mi ha messo sulle due ruote. Oggi mi rendo conto che nella vita non avrei potuto fare altro».

Che idoli aveva?

«Iban Mayo, una tappa al Tour 2003 battendo Armstrong e una al Giro 2007, al termine di una lunga fuga. Nessun altro».

Fatica a restare nel peso?

«Peso 62 kg come al Giro dell’anno scorso. Alla pizza so rinunciare, ai dolci non tanto, soprattutt­o al cioccolato».

Cosa le ha insegnato il Giro 2015?

« Che posso vincere una grande corsa a tappe. Mi ha dato fiducia. Ricordo come fosse ieri la vittoria all’Aprica: a 3-4 km dall’arrivo ho pensato che volevo soffrire in salita il meno possibile, che fare il gregario era un ruolo che cominciava a starmi stretto».

Per questo ha accettato l’offerta di Brailsford a Sky?

«La proposta comprendev­a il ruolo di leader qui al Giro: non potevo dire di no». «Se mi avessero detto che dopo 2 crono avrei avuto questi distacchi non ci avrei creduto»

Nel frattempo l’Uci ha vietato i mostruosi motorhome tanto cari a Froome e Porte. Lei sembra più «umano».

«Nessun problema. Dormo in albergo come tutti e condivido le giornate con i miei compagni».

Alejandro è il migliore in attività Vincenzo vuole vincere sempre

Dove vive?

«A 15 km da Vitoria, dove sono nato. Quando sono a casa mi piace camminare in montagna, nuotare, stare con gli amici di sempre. Li vedo così poco...».

Ha un amore?

Amori? No per adesso penso solo al ciclismo Che fatica rinunciare al cioccolato

«No. Non è il momento. Ho 26 anni e non voglio sprecare le occasioni. Ora sono concentrat­o solo sul ciclismo».

Ha una donna-tipo?

«La cantante Rihanna non mi dispiace, ecco».

Crescita a crono

Peggio il doping o le bici con il motorino?

«Le regole ci sono e vanno rispettate. Doping o motorini, è tutto uno schifo».

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