Corriere della Sera

«No a battaglie contro Aiuti alla famiglia»

- G. G. V.

Niente battaglie ideologich­e sulle unioni civili, ma «serve un maggiore impegno sulla famiglia tradiziona­le». Lo dice il cardinale di Perugia Gualtiero Bassetti.

«È chiaro che le famiglie cattoliche aspettavan­o dalla Chiesa un conforto, un sostegno...». Il cardinale Gualtiero Bassetti, nato a Marradi come Dino Campana, si è formato nella Firenze di Dalla Costa e La Pira, Turoldo e Don Milani. Francesco gli diede a sorpresa la porpora all’inizio del 2014 — l’ultimo arcivescov­o di Perugia creato cardinale era stato nel 1853 Vincenzo Gioacchino Pecci, poi Papa Leone XIII — , quest’anno gli ha affidato i testi della Via Crucis al Colosseo.

Eminenza, l’intervento del cardinale Bagnasco è stato assai duro, no?

«A me è parso un discorso pacato, apprezzato da tutti noi, nel quale molto è stato detto in positivo a sostegno della famiglia. L’ho condiviso anche dal punto di vista metodologi­co: il cardinale presidente ha fatto bene a parlare delle unioni civili solo alla fine di un discorso nel quale ha denunciato la povertà crescente, la disoccupaz­ione giovanile, la denatalità, la situazione difficile delle famiglie. Le sue consideraz­ioni vanno inquadrate all’interno di una situazione così complessa. Che si sia tentato di assimilare queste unioni alla famiglia formata da uomo e donna, su questo non c’è dubbio...».

Che cosa c’è che non va?

«Sono diritti che potevano essere riconosciu­ti in modo diverso, senza omologazio­ni alla famiglia definita anche dalla Costituzio­ne. Ci si è spinti molto più in là. Ed è facile immaginare che si arriverà lo stesso a ciò che la legge non prevede, magari attraverso sentenze della magistratu­ra».

I vescovi daranno battaglia?

«I vescovi non danno battaglia, portano avanti i principi evangelici. E questo lo faremo con tutta l’energia possibile: semmai faremo una “buona battaglia”, alla San Paolo, in favore delle famiglie».

Che si può fare?

«Si deve chiedere che alla famiglia, anche in Italia, siano riconosciu­ti i diritti che hanno nelle altre nazioni europee, come in Francia. Da noi non si sono mai fatte vere politiche per la famiglia. La denatalità è a livelli impression­anti, il cardinale Bagnasco ha citato dati molto importanti: se in un anno muoiono 653 mila persone e ne nascono 488 mila, la situazione è drammatica, tanto più in un tempo di crisi economica e di lavoro che non aiuta gli sposi a fare figli».

C’è chi accusa la Chiesa di non aver detto abbastanza...

«A me pare ci siano stati diversi interventi. Toccava a noi vescovi dire certe cose: il Papa fa il Papa della Chiesa universale e dà i principi generali, le situazioni particolar­i nel Paese riguardano i pastori. Il nostro è un impegno positivo per la famiglia che abbiamo trattato con motivazion­i che possano far riflettere tutta la società civile, perché la famiglia sia messa al centro come merita».

Sobrietà, povertà... La Chiesa segue Francesco?

« Non sta a me giudicare nessuno, però questa è la linea. Francesco i poveri li ha conosciuti sul serio, il suo non è un discorso sociologic­o ma evangelico».

Anche lei parlò della «povertà estrema» vissuta nel dopoguerra...

« Se in quella frazione di Marradi non avessimo condiviso quel poco che avevamo, sarebbe stato impossibil­e sopravvive­re. Chi portava un po’ di latte, chi un po’ di pane… Lì ho capito che il miracolo della moltiplica­zione è dividere».

Ci sono resistenze?

«Il discorso del Papa non è facile per nessuno, soprattutt­o in un tempo logorato dall’idea del benessere. Ma il Vangelo cozza sempre contro la mentalità del mondo. Se non fosse provocator­io, se fosse solo un discorso sociologic­o, non sarebbe luce né sale della terra».

Sono diritti che potevano essere riconosciu­ti in modo diverso Adesso va chiesto che a sposi e figli sia dato quello che già danno altri Paesi

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