Mattarella: la Carta tutela la vita di relazione
Alla giornata contro l’omofobia ricorda l’articolo 2 sui «diritti di ognuno nelle formazioni sociali»
Sulla capacità di respingere ogni forma di intolleranza si misura la maturità della nostra società No alle discriminazioni L’accusa «È inaccettabile che l’orientamento sessuale sia pretesto per offese e aggressioni»
ROMA Sergio Mattarella alza lo scudo della Costituzione a difesa di un universo omosessuale che a giorni alterni si riscopre umiliato da incomprensioni o peggio. Lo fa cogliendo durante la Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia «l’occasione di riflettere» — e far riflettere — «sulla centralità della dignità umana e sul diritto di ogni persona di percorrere la vita senza subire discriminazioni». Un diritto ancorato all’articolo 3 della Carta, in cui sono fissati certi valori universali. Il presidente li chiosa, riferendoli in particolare al tema che gli sta a cuore. «La piena realizzazione di quella libertà, che deve appartenere a tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale delle persone, è essenziale per la costruzione di un ordinamento che garantisca il pieno rispetto dei diritti fondamentali e costituisca un pilastro della convivenza civile, in applicazione del principio di uguaglianza».
È, stavolta più argomentato, lo stesso concetto espresso da Mattarella già nel suo discorso d’insediamento da capo dello Stato, il 3 febbraio 2015. Quando spiegò che «garantire la Costituzione significa garantire la libertà » in qualsiasi sfera, compresa quella «personale e affettiva», appunto. Ora, dice, è «sulla capacità di respingere ogni forma d’intolleranza che si misura la maturità della nostra società». E poiché l’intolleranza nasce dal pregiudizio, bisogna combatterla «attraverso l’informazione, la conoscenza, il dialogo, il rispetto». Anche perché, aggiunge, «la non accettazione delle diversità genera violenza» e proprio per questo «bisogna contrastarla con determinazione».
Insomma, è «inaccettabile che l’orientamento sessuale delle persone costituisca il pretesto per offese e aggressioni» o provochi «discriminazioni sul lavoro e nelle attività economiche e sociali». Dietro queste forme di «degenerazione del vivere civile c’è il rifiuto di conoscere e accettare le peculiarità di ciascuno». Pure in questo caso dalla Costituzione viene una parola chiara laddove, all’articolo 2, chiede al Parlamento di garantire «il pieno rispetto dei diritti fondamentali di ognuno, non solo come singolo ma anche nelle formazioni sociali» (sinonimo, cioè, delle unioni civili appena divenute legge e che Mattarella si prepara a firmare, ndr) in cui si realizza la sua personalità».
Del resto, sono state alcune sentenze della Consulta a far cadere, dal 2010 in poi, il paradigma eterosessuale del matrimonio e a spingere il legislatore a prevedere anche forme di convivenza diverse da quelle tradizionali. Quelle pronunce, conclude asciutto il presidente, «ci hanno ricordato che la realizzazione di questi diritti non può essere condizionata dall’orientamento sessuale, perché tra i compiti della Repubblica c’è quello di garantire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione».