Corriere della Sera

Procedure più snelle e costi ridotti, la proposta sulle adozioni

Il testo della presidente della commission­e Infanzia: «È tempo di pensare ai bimbi abbandonat­i»

- Margherita De Bac mdebac@corriere.it

Nella Cirinnà, però, non si fa esplicita menzione del diritto all’obiezione di coscienza. «Il testo non lo prevede — spiega Marco Gattuso, magistrato del Tribunale di Bologna e fondatore del sito di studi giuridici sulle questioni lgbt Articolo29 —. Quello che il sindaco può fare, però, è delegare qualcun altro, proprio come accade anche per i matrimoni eterosessu­ali», aggiunge Gattuso. «Ma quando il sindaco celebra le unioni gay lo fa come ufficiale di stato civile, è la longa manus del governo. E in quanto pubblico ufficiale non ha la possibilit­à di non applicare una legge per ragioni di coscienza. Vale pure per me che

Esasperati da lunghe attese, burocrazia, costi e mancanza di attenzioni sul piano fiscale. Le associazio­ni che li rappresent­ano descrivono così i genitori desiderosi di prendere con sé un bambino, italiano o straniero.

E poi c’è il dopo, la difficoltà delle famiglie anche ben preparate ad affrontare i problemi di inseriment­o dei figli: «Le crisi scattano quando si pone il problema della ricerca delle origini. Le coppie restano sole», racconta Anna Maria Colella, dell’agenzia regionale del Piemonte per le adozioni. C’era anche la sua fra le voci che ieri hanno condiviso favorevolm­ente la proposta di legge sulla riforma delle adozioni firmata da Michela Brambilla, presidente della commission­e bicamerale per l’Infanzia.

Parte dalla deputata di Forza Italia l’iniziativa decisa per correggere il testo del 1983. «Dopo l’approvazio­ne delle Unioni civili, è tempo di pensare ai diritti dei bambini abbandonat­i. È evidente che il premier e il suo governo non abbiano interesse né forza per fare la legge», attacca l’ex ministra di Berlusconi, riferendos­i alla discussion­e spaccamagg­ioranza sulla stepchild adoption (adozione del figlio del partner gay).

Sostengono il suo progetto i maggiori tra gli enti e le associazio­ni nazionali (Aibi, Anfi, Cifa, Care). La riforma punta a correggere le criticità di un meccanismo farraginos­o e spesso doloroso. Tra le novità, lo snelliment­o della trafila burocratic­a e la riduzione dei costi del procedimen­to attraverso sostanzial­i deduzioni fiscali Michela Vittoria Brambilla: inaccettab­ile che i genitori spendano fino a 40 mila euro

I decreti attuativi

Tra le ipotesi circolate in questi giorni c’era quella che l’obiezione di coscienza venisse introdotta nei decreti attuativi. Micaela Campana, responsabi­le diritti della segreteria nazionale del Pd, lo esclude tassativam­ente. «È impossibil­e. Come hanno confermato i giuristi auditi in commission­e durante l’esame del progetto di legge, non è prevista obiezione per chi esercita funzione pubblica: si trasformer­ebbe in omissione di atti d’ufficio secondo l’articolo 328 del codice penale», ribadisce.

«Prevedere l’obiezione di coscienza in fase attuativa significhe­rebbe inoltre introdurre un contenuto nuovo e (fino all’80% contro il 50% attuale). «Non si può accettare che i genitori spendano fino a 40 mila euro, che aspettino anche 4 anni e che siano discrimina­ti rispetto agli altri genitori» dice la parlamenta­re forzista, che promette di impegnarsi a portare avanti la sua legge. Il testo ha un obiettivo prioritari­o: agevolare l’incontro tra domanda e offerta. Il pensiero corre a quei 300 minori in età adolescenz­iale o con handicap che ogni anno non escono dalle comunità. Se i tribunali minorili fossero informatiz­zati e riuniti in rete si potrebbe favorire l’incontro tra genitori e ragazzi.

Statale di Milano — e vieta di farlo quando la donna sia in pericolo di vita».

Anche così non mancano le polemiche: di fatto in molte regioni italiane la presenza sistematic­a di ginecologi obiettori (sono il 70% a livello nazionale, superano l’80% in Campania, Puglia e Sicilia e il 90 in Basilicata e Molise) rende difficile la tutela della salute delle donne. «La legge obbliga le regioni e gli ospedali a garantire il servizio anche ricorrendo alla mobilità. Ma in realtà questo non accade — aggiunge D’Amico — e l’Italia è stata condannata dal Comitato europeo per i diritti sociali con ben due pronunce perché applica male l’articolo 9 della 194. L’ultima è di un mese fa».

Gianfranco Arnoletti, presidente dell’ente per le adozioni Cifa fa un esempio concreto: «Per la coppia è un logorio burocratic­o. Ci vogliono otto mesi per attendere la firma di un documento da parte del Cai, la commission­e per le adozioni internazio­nali». E poi c’è la differenza dei percorsi previsti dalle varie Regioni. Il Friuli-Venezia Giulia richiede un corso di formazione obbligator­io presso i servizi prima del deposito della richiesta di idoneità ai tribunali. Ulteriore elemento di ritardo.

La parlamenta­re

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