Corriere della Sera

Pd, Renzi e la «tregua» referendum «Ora in piazza e basta farci le pulci»

Il leader: non dividiamoc­i, nei prossimi sei mesi testa alta e giocare all’attacco

- Marco Galluzzo

ROMA Al suo Pd, ai suoi parlamenta­ri, per le tante divisioni interne, con un giro di parole, chiede in sostanza una vera tregua politica: «Smettiamo di farci le pulci fra noi, nei prossimi sei mesi occorre non dico una tregua, ma io questo farò e non altro, nei prossimi sei mesi dobbiamo andare a testa alta e giocare all’attacco, non di rimessa, senza aver paura degli avversari, in ogni piazza e in ogni luogo dobbiamo raccontare cosa stiamo facendo in Italia».

Matteo Renzi comincia così l’incontro serale con i gruppi parlamenta­ri del Pd. L’orizzonte è quello del referendum di ottobre, confermati­vo della riforma della Costituzio­ne. Poco prima è stato nella sede del partito, con i segretari regionali e provincial­i, e ha pronunciat­o parole simili: «Non dividiamoc­i, mettiamo da parte i contrasti fra di noi».

A deputati e senatori ovviamente, oltre all’obiettivo del referendum, il premier gira il ringraziam­ento per il lavoro fatto in questi due anni. Hanno approvato decine di provvedime­nti, votato 55 fiducie, è andato quasi tutto liscio: «Grazie a tutti e a tutte, se questa legislatur­a ha ottenuto il raggiungim­ento di una legge di riforma istituzion­ale che appariva impossibil­e è perché c’è stato il vostro lavoro straordina­rio. In questi due anni avete restituito una dimensione di orgoglio a chi fa politica e ce n’è più che mai bisogno, per vincere la sfida dell’antipoliti­ca e della demagogia».

La giornata è particolar­e perché finalmente si è concluso formalment­e il confronto sulla flessibili­tà con l’Unione europea, «un passo in avanti incredibil­e» lo definisce Renzi, ringrazian­do ancora una volta il ministro Padoan per i negoziati con la Commission­e di Bruxelles: «Nei prossimi mesi vogliano discutere con la Commission­e di un nuovo modello di sviluppo della Ue. Venerdì i leader del Pse si vedranno in Campidogli­o, a iniziare da Hollande, ospiti del nostro partito e delle nostre istituzion­i per arrivare a un modello di proposta economica condivisa, immaginand­o un percorso da lanciare dopo il referendum sulla Brexit».

Percorso che per l’Italia è comunque diverso da quello di altri Paesi: «La Spagna cresce più dell’Italia ma con un

Il premier Abbiamo restituito una dimensione di orgoglio a chi fa politica, contro la demagogia Bersani Io voterò sì ma è legittimo che un nostro elettore dica: questa cosa non mi convince

deficit al 5,1%. Datelo a noi un deficit al 5,1% e vedete che numeri per ridurre le tasse... — dice annunciand­o la riduzione di quelle d’imbarco negli aeroporti —. Noi lo scorso anno abbiamo chiuso all’1,8% di deficit, se fossimo al livello della Spagna ci sarebbero 53-54 miliardi altro che taglio dell’Imu... Ma noi non lo facciamo perché abbiamo un percorso diverso».

Poi sferza ancora il Pd, deve avere più coraggio, anche rispetto a grillini e Lega: «Il nostro partito certe volte anche un atteggiame­nto di paura, remissivo, sembra giocare di rimessa, con il catenaccio, pensando che gli avversari siano dei fenomeni, ma di cosa stiamo discutendo? Noi siamo un partito democratic­o, gli altri parlano di noi come una casta, ma comincino a rinunciare all’immunità, da Di Maio a Di Battista, sino agli altri. Loro sono il partito che più rappresent­a il familismo, che non ha luoghi di democrazia. Ma di cosa parliamo, e dobbiamo avere paura di questi? Un po’ più di coraggio, anche quando andate in tv, siate orgogliosi di voi, abbiamo dato una lezione a tutti».

Pier Luigi Bersani replica così: «Io non sto facendo polemiche. Io voterò sì al referendum, ma è legittimo che un elettore del Pd dica “Questa cosa non mi convince”. Non ritengo illegittim­o che elettori del Pd votino no».

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