Riforma dei partiti, scontro Pd-M5S E passa la norma «salva Pizzarotti»
Sì al codice civile anche sulle sanzioni. Il sindaco pronto al ricorso al Tar in caso di espulsione
La bocciatura Bocciato l’emendamento dei 5 Stelle che voleva eliminare l’obbligo di democrazia interna Fiano (Pd) Loro hanno un problema con la parola democrazia Per noi le regole sono essenziali
ROMA L’intento dichiarato è difendere la democrazia interna dei partiti. Il sospetto dei Cinquestelle» è che si voglia utilizzare la legge di riforma dei partiti come clava contro il Movimento, in piena crisi Pizzarotti.
É in questo scenario che ieri, alla Camera, si è consumato uno scontro in commissione Affari costituzionali tra Pd e M5S. Nel centrosinistra si esulta: è stato bocciato l’emendamento dei Cinquestelle che voleva eliminare l’obbligo di democrazia interna ai partiti. Ma soprattutto ne è passato un altro del presidente della commissione Andrea Mazziotti (Scelta civica) ribattezzato salva-Pizzarotti, dal sindaco di Parma indagato e che i grillini vogliono espellere accusandolo di mancata trasparenza, e che in sostanza impone a partiti e movimenti l’applicazione almeno del codice civile nell’organizzazione interna. In pratica se un partito o un movimento vuole avere dei principi diversi, dovrà esplicitarlo in un regolamento o in un semplice accordo e pubblicarlo sul suo sito. Dunque, nel caso di Pizzarotti, poiché il M5S non ha uno Statuto né un regolamento ufficiale che disciplini la vita interna del partito, si applicherebbe il codice civile, in base al quale la sanzione deve essere decisa a maggioranza dall’assemblea degli iscritti. Un secondo emendamento, sempre di Mazziotti, prevede che, in assenza di regolamentazione diversa, il simbolo del partito è di proprietà dello stesso. E in caso di modifiche, decide l’assemblea degli iscritti o degli associati.
Ma Danilo Toninelli del M5S assicura che è «solo una strumentalizzazione» e minimizza: «Il codice civile vale per tutti, ma non c’entra nulla». Toninelli spiega poi che il suo obiettivo era cancellare il principio per cui «se non sei un partito verticistico e strutturato come il Pd non puoi presentarti alle elezioni». Obiettivo, a suo dire, raggiunto. Tanto è vero — conclude — che il M5S alla fine ha votato a favore degli emendamenti Mazziotti.
Quanto a Pizzarotti, sarebbe sul punto di essere espulso. E i suoi legali starebbero meditando un ricorso al Tar. Anche se lui frena: «Tempo al tempo, prima la mia riposta alla loro mail, poi vedremo». «Valuteremo la difesa del sindaco» dice in serata il deputato m5s Alessandro Di Battista. Pino Pisicchio del gruppo Misto insiste: «Se l’M5S, non è in grado di offrire tutela alle minoranze, è un vulnus. Anche se nessuna forza politica è estranea a critiche». «I Cinquestelle hanno un problema con la parola democrazia. Per noi regole comuni minime di trasparenza e certezza sono essenziali», rincara il dem Emanuele Fiano. «Vediamo se questa trasparenza la difenderanno ora che discuteremo delle fondazioni: vera cassaforte della politica», ribatte Toninelli. E il blog di Grillo lancia una sfida ai partiti: la Carta dell’onestà.