Africa, partnership oltre i rifugiati Roma lancia un ponte verso Sud
Oggi la conferenza con Mattarella, Renzi e i ministri del Continente
Non solo profughi, ma fiori: 360 tonnellate di fiori al giorno partono dall’aeroporto di Nairobi in direzione Europa (ma anche Asia e Medio Oriente). Il Kenya che vuole chiudere Dadaab, il più grande campo profughi della Terra, è anche il terzo produttore al mondo di fiori recisi. Nonostante la siccità, che ha colpito da Sud a Nord come non accadeva da almeno 20 anni, l’agricoltura africana sta sbocciando. Dall’Etiopia al Ruanda, dalla Costa D’Avorio al Mozambico. L’Economist vede una «rivoluzione verde» in corso. Oltre il 50% della popolazione africana è impiegata in agricoltura. Eppure i 54 Paesi africani messi insieme esportano meno prodotti agricoli della sola Thailandia.
C‘è sempre un «eppure», tra le opportunità e i drammi che offre l’Africa. L’80% dei peacekeeper Onu sono dispiegati in 9 missioni in Africa; ci sono crisi spaventose (dal Sud Sudan alla Nigeria afflitta da Boko Haram, passando per il Burundi, il Paese più infelice del mondo secondo i sondaggi, sull’orlo di una guerra civile). «Eppure» i livelli attuali di stabilità e democrazia non ha nno precedenti nella storia recente di quella che viene definita «la culla dell’umanità». Gli invidiabili tassi di crescita di un decennio fa (7-8%) sono calati di pari passo con il prezzo delle commodities, «eppure tale frenata viene percepita dagli osservatori più accorti come l’occasione per sbarazzarsi finalmente della «maledizione delle materie prime» (che ha portato più disuguaglianze e meno governance) per concentrarsi sulle sfide dello sviluppo sostenibile.
È in questa luce, in questa cornice, che l’Italia si sta muovendo con i vicini (sempre più vicini) del Sud, se è vero che i Paesi confinanti dell’Unione Europea di fatto sono diventati, come ha ricordato il viceministro degli Esteri Mario Giro in un’intervista al Corriere, i Paesi della fascia del Sahel, quelli che soltanto pochi anni fa sembravano così lontani e ininfluenti da non valere la pena di una visita governativa. Che lo scenario sia cambiato lo dimostrano i viaggi ufficiali compiuti negli ultimi mesi dal presidente Sergio Mattarella, dal premier Matteo Renzi, da i vertici del ministero degli Esteri). Un impegno che vede una nuova tappa significativa nella prima «Conferenza ministeriale Italia-Africa» che si tiene oggi alla Farnesina, un vertice a cadenza biennale che mira «a gettare le basi per una partnership paritaria e sostenibile con il continente africano». All’iniziativa hanno adetenarsi rito 52 Paesi, con oltre 40 ministri degli Esteri e circa 20 rappresentanti di organizzazioni internazionali.
La Conferenza, che si apre con l’intervento del capo dello Stato, sarà dedicata al tema della sostenibilità. Quattro i panel tematici: sostenibilità economica, socio-ambientale, migrazioni, pace e sicurezza. I lavori delle commissioni saranno aperti dagli interventi dei ministri italiani: Maurizio Martina (Agricoltura), Gian Luca Galletti (Ambiente), Angelino Alfano (Interni) e dal viceministro degli Esteri Mario Giro. Per l’Africa il primo a prendere la parola sarà il titolare degli Esteri del Ciad, Moussa Faki Mahamat. A chiudere, prima del discorso finale del presidente del Consiglio Renzi, sarà la donna che guida la Commissione dell’Unione Africana, Nkosazana DlaminiZuma, ex moglie dell’attuale leader sudafricano Jacob Zuma (e sua possibile sostituta).
Si discuterà di cooperazione e di «Migration compact», il piano europeo promosso dall’Italia per stabilire un legame chiaro tra misure di sostegno allo sviluppo e impegni assunti dai Paesi africani (anche in termini di rimpatri di migranti). Roma vuole continuare a essere motore di dialogo (ad esempio nel « Processo di Khartoum») nelle zone «calde» come il Corno D’Africa, particolarmente interessate dall’emergenza diritti umani e profughi. Contro la tratta di esseri umani servono la libertà, il pane e le rose (africane).
I temi Sviluppo sostenibile, migrazioni, pace e sicurezza sono al centro dell’incontro