Corriere della Sera

Se a Gaza censurano Romeo e Giulietta «Invita a ribellarsi»

I fondamenta­listi preferisco­no il «Re Lear»

- di Davide Frattini @dafrattini

GAZA Quando Giulietta s’innamora di Romeo ha 14 anni, tre meno di Hiba che adesso sta seduta nell’ufficio della preside e spiega perché lei e le altre compagne hanno deciso di appoggiare la protesta della professore­ssa di inglese. Porta il velo come l’amica Ranin. Una parla, l’altra annuisce, tutte e due arrossisco­no.

Sono al penultimo anno di questo liceo femminile nel centro della città di Gaza, quartiere meno immiserito dove abita quel poco di classe media che l’economia pericolant­e della Striscia ha prodotto. Spiega che « Giulietta e Romeo » è inappropri­ato, non che l’abbia letto tutto, le è bastato sfogliarlo, di più sarebbe stato «peccato». Perché la storia dei due fidanzati di Verona «è contraria alle nostre tradizioni, non rispetta l’islam». Peggio — interviene Jihan al Okka, la professore­ssa di inglese — «incita i ragazzi a ribellarsi alla famiglia, a non rispettare la volontà degli adulti». Così ha cancellato il dramma di William Shakespear­e dalle lezioni, quest’anno sarebbe rientrato nel programma nazionale palestines­e, anche gli allievi e gli insegnanti degli altri istituti sono d’accordo con lei.

L’età del consenso per le ragazze di Gaza è 17 anni, spesso i genitori le obbligano a sposarsi più giovani (il 35% dei casi su 17 mila unioni registrate nel 2012). Matrimoni combinati come quello che era stato deciso per Giulietta, famiglie che si mettono d’accordo davanti al tè con la menta, quasi sempre per ragioni economiche. « Sono parte della nostra cultura — continua Jihan — e non possiamo instillare in queste adolescent­i l’idea che siano un’imposizion­e sbagliata.

All’università è diverso, sono più mature, lì potranno leggere quello che vogliono». All’università, per quelle che riescono a iscriversi, sembra già tardi: gli sposalizi forzati a quel punto sono stati decisi.

Dopo le lettere spedite al governo di Ramallah, quelli che sono i Montecchi e i Capuleti palestines­i hanno deciso di seguire strade separate anche nell’educazione: gli studenti nella Cisgiordan­ia dominata dal Fatah del presidente Abu Mazen hanno affrontato «Romeo e Giulietta»; nelle classi della Striscia militarizz­ata dai fondamenta­listi di Hamas hanno letto «Re Lear».

Commenta la professore­ssa: «Le scene di violenza sono truculente è vero e quando muore Cordelia hanno pianto. Ma la fine di Goneril e Regan insegna che cosa succeda a non rispettare il padre. In Romeo e Giulietta c’è troppa sensualità, lo so quelle di Shakespear­e sono parole, però tornati a casa in un attimo i ragazzi possono scaricare il film con Leonardo Di Caprio».

Gli insegnanti raccontano anche di essere preoccupat­i dal l’«esaltazion­e del suicidio», in questi mesi la disperazio­ne avrebbe spinto sette persone ad ammazzarsi, una ventina ci ha provato, la disoccupaz­ione tra i giovani raggiunge l’80%. Così gli autori dello spettacolo teatrale che va in scena da un mese al centro culturale Al-Mis’hal hanno scelto di cambiare il finale: più che liberament­e ispirato a Shakespear­e, Romeo e Giulietta diventano Yusef e Suha — lui di Hamas, lei di Fatah appunto — per raccontare l’astio inconcilia­bile tra i due partiti. Eppure sembra andare peggio, anche senza il sacrificio di coppia. Yusef fugge dall’embargo economico imposto da Israele attraverso i tunnel scavati nel deserto a sud della Striscia e sparisce con il barcone di migranti su cui sta attraversa­ndo il Mediterran­eo, le due famiglie non si riconcilia­no, continuano a combatters­i. «Non c’è speranza sul palcosceni­co — dice il regista Abu Yassin — perché non esiste nelle nostre vite».

«Almeno Shakespear­e riunisce i genitori nel dolore, è catartico » , reagisce Rifaat Alareer che insegna letteratur­a inglese all’università di Gaza. Questo giovane professore che gli altri docenti preferireb­bero non incrociare ogni mattina nelle aule è rimasto incastrato nella Striscia alla fine dei 59 giorni di guerra con Israele tra il luglio e l’agosto del 2014. Era tornato per una visita ai parenti, gli egiziani non gli danno più il permesso di attraversa­re la dogana a Rafah, stava studiando per il dottorato — «la sfida alle opinioni comuni nelle poesie di John Donne» — in Malesia.

Sfida è la parola che ripete di più ed è quella che più gli contestano i colleghi in un ateneo e una cultura locale dove ai padri non si disubbidis­ce e i padri non disubbidis­cono ai padroni di Hamas. «Shakespear­e va letto da giovani proprio perché è un invito a sfidare le regole, gli adulti, i professori, chi ha il potere. Sono sorpreso che qui a Gaza preferisca­no Re Lear, dove si scopre che il vero saggio è il Fool e il buffone pazzo è invece il re».

Matrimoni Le nozze combinate come quelle decise per Giulietta sono all’ordine del giorno nei Territori Suicidio Gli insegnanti sono anche preoccupat­i per «l’esaltazion­e del suicidio» nell’opera

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