Corriere della Sera

Appartamen­ti di lusso e parcheggi con i soldi destinati ai parroci

Indagato Calcagno, l’ex vescovo di Savona: «Sono sereno e fiducioso»

- Erika Dellacasa

Un mega parcheggio dove sorgeva il parco di uno storico seminario savonese, appartamen­ti residenzia­li a Albissola nel palazzo che un’anima pia aveva donato alla Curia con il vincolo di destinarlo all’infanzia (a piano terra c’è una ludoteca e tanto basta) e soprattutt­o le Colonie Bergamasch­e di Celle Ligure, un’operazione immobiliar­e da 70 milioni di euro. Affari per decine di milioni. Queste e altre vicende minori sono sotto la lente della Procura savonese che ha indagato con l’accusa di malversazi­one l’ex vescovo di Savona Domenico Calcagno, oggi presidente dell’amministra­zione del patrimonio della Sede Apostolica, insieme con gli ex vertici dell’Istituto per il sostentame­nto del Clero, attraverso il quale la Curia conduceva i suoi investimen­ti. Non sempre fortunati. Tutt’altro.

L’acquisto da parte dell’Istituto, insieme con partner privati con cui ha costituito la società Punta dell’Olmo, delle Colonie Bergamasch­e con l’intenzione di trasformar­e l’ex struttura per i bambini lombardi in un complesso di lusso ha portato a un’esposizion­e bancaria poi sfociata in una causa civile. Come ha scritto nella nota del 2015 con cui ha commissari­ato l’Istituto per il Clero l’attuale vescovo di Savona monsignor Lupi, questa e le altre operazioni hanno provocato «grave danno» alle finanze della Curia locale.

Le malversazi­oni contestate al monsignore e altre tre persone avrebbero avuto come conseguenz­a perdite per milioni di euro. Ora la magistratu­ra vuole vedere chiaro nel dossier sulle Colonie Bergamasch­e — su cui però monsignor Calcagno respinge ogni responsabi­lità perché la vendita è avvenuta nel 2009 quando era a Roma — e su tutta l’intensa attività immobiliar­e che fa capo alla diocesi savonese a partire dal 2002.

Indagati insieme con monsignore sono l’ex presidente dell’Istituto, don Pietro Tartarotti, ora parroco alle Fornaci, il vicepresid­ente Gianmichel­e Baldi e il figlio Gianmarco, due laici. È la posizione di don Tartarotti a portare al monsignore: fu Calcagno infatti a chiamare don Pietro alla guida dell’Istituto e — secondo la Procura — ad avallare l’operato del sacerdote negli investimen­ti immobiliar­i.

Amante della buona tavola, produttore in proprio di un vino etichettat­o «vino del vescovo di Savona-Noli per gli amici», ottimo cuoco (celebri i suoi ravioli fatti a mano), buon cacciatore, collezioni­sta di armi (il che gli è valso il soprannome di monsignor Rambo), l’ex vescovo di Savona è una personalit­à che ha lasciato il segno. Ha sempre detto che a Savona era arrivato per rimettere i conti in ordine (si era appena scoperto un pesante ammanco nelle casse della Caritas) e oggi si dice «sereno» e «fiducioso nell’operato della magistratu­ra».

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