Non solo donne straniere ma anche giovani italiane Le 23 donatrici di Antinori
sulle donatrici, prevista invece per legge.
Insomma, il medico si approfittava, da quanto emerge dalle indagini, della fame di soldi di ragazze in cerca di futuro: e ora che ne conosciamo la provenienza e le generalità, la tesi assume ancora più forza. In Italia è vietato il commercio di ovuli, ma una busta allungata con 500 o mille euro può fare miracoli. Così almeno 23 donne, dai 20 ai 35 anni, sono diventate donatrici nella clinica del ginecologo che faceva diventare mamme anche le nonne.
Antinori è finito agli arresti domiciliari per la denuncia choccante di un’infermiera spagnola, 24 enne, che sostiene di avere subito il prelievo di ovuli con la forza, immobilizzata nel letto della clinica di via Dei Gracchi. Ma la sua storia s’intreccia con le altre, quelle delle donatrici del mercato dell’eterologa. Gli ospedali pubblici, tranne pochissimi, non riescono a soddisfare le richieste delle coppie in cerca di un figlio proprio per l’assenza di donatrici. Per le strutture private, importare gli ovuli dall’estero in modo legale è più semplice dal punto di vista burocratico, ma implica un iter molto lungo. In questo scenario un medico come Antinori aveva gioco facile: lui gli ovuli riusciva a procurarseli
Severino Antinori (foto), 70 anni, è uno dei «padri» della fecondazione assistita in Italia
Negli anni 90 è diventato famoso per aver aiutato a restare incinta una donna di 63 anni: allora fu un record mondiale. L’ambiente scientifico lo considera un ginecologo dai metodi ai limiti della legge grazie a Yorda, Susana, Marcela, Corina e le altre. Gli ovociti trovati dai carabinieri del Nas nella clinica Matris, ora sotto sequestro, sono 130, donati da 18 pazienti. Altri sono già stati fecondati, come quelli dell’infermiera spagnola: dalle carte dell’inchiesta risulta che su otto ovociti prelevati, sei erano stati fecondati a tutta velocità con gli spermatozoi di tre coppie. Ora sono corpi del reato ed è complicato persino stabilire a chi appartengono: alla vittima o alle coppie? Entrambi hanno il diritto di reclamarli, ma sulla questione c’è un vuoto legislativo e giurisprudenziale: il nodo dovrà essere sciolto probabilmente dai giudici del Riesame.
Ora gli embrioni sono tutti chiusi con un lucchetto in uno dei sette contenitori con il resto del materiale biologico sequestrato alla Matris e trasportato alla clinica Mangiagalli di Milano: oltre agli ovuli ci sono quasi 600 embrioni appartenenti a oltre 200 coppie e 60 campioni di liquido seminale. Per conservarli in buono stato, criocongelati, serve un rabbocco settimanale di azoto liquido, per il resto è da capire in che modo e quando le pazienti di Antinori potranno portare a termine la fecondazione. Nel frattempo Antinori continua a difendersi, puntando sul consenso dell’infermiera spagnola, contro la quale lancia scomposte bordate rischiando di finire in galera perché viola il silenzio imposto dai domiciliari: «È una dell’Isis. Lei l’ha buttata su quella cosa perché l’ho scoperta».