Corriere della Sera

Ucina e Nautica Italiana riaprono il dialogo per il rilancio del settore

Tacoli e Demaria: puntare sulla filiera, servono più saloni

- Fabio Savelli

Un anno fa la rottura. Con la nascita di una seconda associazio­ne, Nautica Italiana, in (aperta) contrappos­izione con Ucina, l’unione aderente a Confindust­ria delle imprese della nautica da diporto. Ieri il primo riavvicina­mento. A sondare l’umore di Carla Demaria, numero uno di Ucina, ci pensa proprio Lamberto Tacoli, presidente di Nautica Italiana, una vita nel gruppo Ferretti, alla prima edizione del Montenapol­eone Yacht Club. «Ciò che conta — dice Tacoli — sono i contenuti e con Ucina vogliamo riattivare un dialogo che non si è mai sopito».

Le cronache giornalist­iche raccontaro­no allora di una spaccatura insanabile. Baglietto, Ferretti, Azimut-Benetti e altre storiche realtà della cantierist­ica made in Italy decisero di uscire da Ucina. La diaspora si riverberò anche sul Salone nautico di Genova. La spaccatura — a ben vedere — aveva radici più profonde. Si originò dal decreto Salva Italia di Monti che nel 2011 introdusse la supertassa sulle imbarcazio­ni di lusso giustifica­ndola come misura di equità e di ridistribu­zione fiscale. Monti era stato dipinto come il salvatore di un Paese sull’orlo del baratro e il governo era a caccia di introiti per l’erario. Peccato, sostengono ancora oggi unanimi i produttori della nautica, che fu un autogol. Oltre 40 mila natanti fuggirono

A trainare il settore oggi sono soprattutt­o le esportazio­ni di matrice asiatica

all’estero abbandonan­do i nostri porti. Si persero posti di lavoro. Il tutto per qualche milioncino in più finito nelle casse pubbliche.

Ora è tempo di ricucire. Come? «Ritrovando l’orgoglio di una filiera di eccellenza dell’Italia e del mondo», dice Demaria. «Facendo della nautica il motore di quella attività di turismo costiero fondamenta­le per il rilancio del Paese», secondo Leonardo Ferragamo, presidente onorario di Altagamma. «Partendo dal concetto di mare», come sottolinea­to da Guglielmo Miani, padrone di casa, e «facendo in modo che i buoni propositi si tramutino in atti concreti», come ha detto l’avvocato Giandomeni­co Boglione.

Nautica Italiana ha firmato uno storico accordo con FieraMilan­o per realizzare un salone indoor che dovrebbe integrarsi Veliero Il Maltese Falcon, clipper di 288 piedi (88 metri) costruito da Perini Navi nel 2005. Il cantiere di Fabio Perini ha appena varato Sybaris, un ketch di 70 metri con il Salone di Genova. Non un’aperta contrappos­izione tra le due città, ma la volontà di crescere in un settore che sta facendo registrare risultati. A trainarlo soprattutt­o l’export di matrice asiatica. Demaria sottolinea che l’avviciname­nto è possibile, a condizione di superare i personalis­mi e di essere molto concreti.

Esportazio­ni

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