Corriere della Sera

Treni teleguidat­i senza macchinist­a Ma un satellite controller­à il percorso

A Milano, scienziati e ingegneri al forum mondiale sul trasporto ferroviari­o di domani

- Fabio Sottocorno­la

Accanto alle auto senza driver, in futuro anche i treni potranno viaggiare senza il macchinist­a. In Australia, la sperimenta­zione è a un livello avanzato: nella regione di Pibara il colosso minerario Rio Tinto ha messo sui binari AutoHaul, il treno a totale automazion­e controllat­o nella centrale di Perth, a migliaia di chilometri di distanza. Ancora più lontano, sulla direttrice terra-cielo, l’esperiment­o chiamato Ersat: in questo caso il percorso del convoglio è monitorato dal satellite Galileo. Idea italiana all’avanguardi­a e test condotti su una linea locale in Sardegna. E ancora: sul fronte della velocità, si torna a parlare di Hyperloop, l’avvenirist­ico mezzo di trasporto che vuole portare i passeggeri da San Francisco a Los Angeles in 30 minuti dentro capsule lanciate a 1.200 chilometri all’ora.

Benvenuti sui treni del 2050. La data non è scelta a caso ma indica l’orizzonte temporale di un evento scientific­o che si terrà a Milano (29 maggio-2 giugno). Sarà l’Italia a ospitare il congresso mondiale sul «railway research» (Wcrr 2016), un forum con mille delegati, 300 relatori da trenta Paesi, oltre 900 paper scientific­i prodotti da ingegneri, economisti, esperti di intelligen­za artificial­e, ma anche geologi o urbanisti. Però, niente fantascien­za. «La vision al 2050 è indicata nei bandi di gara per progetti europei», spiega Gabriele Malavasi, ordinario di trasporti alla Sapienza di Roma, «le ricerche prodotte devono essere applicabil­i. Il terreno dell’innovazion­e è vasto». Lo scenario abbraccia tutto il mondo. «Aziende e gestori europei hanno un ruolo primario nell’innovazion­e ferroviari­a grazie al patrimonio della tradizione scientific­a e dell’esperienza ultracente­naria. Come anche i giapponesi», spiega Malavasi, «e la Cina in prima linea si candida per un ruolo importante». Non solo: al congresso sono attesi per la prima volta ingegneri russi che spiegheran­no come si muovono i loro pesantissi­mi treni merce in zone ad alta escursione termica (da più a meno 50 gradi). Senza guasti ai binari.

Uno dei temi sempre centrali è la sicurezza. Che chiama in causa i sistemi di controllo della marcia. Ma anche gli standard di comunicazi­one. Qui la parola magica è interopera­bilità. «Da Amburgo a Pa- lermo i convogli devono avere strumentaz­ioni tecniche in grado di parlare la stessa lingua. È un obiettivo strategico dell’Ue. La migrazione è già in atto», spiega Maurizio Gentile, numero uno di Rete ferroviari­a Italiana (Rfi), gestore della infrastrut­tura da 17 mila chilometri di cui 650 ad alta velocità, attrezzata secondo standard che prevedono il distanziam­ento dei treni e la frenatura automatica. « Questo sistema sarà esteso sulla direttissi­ma Roma-Firenze, c’è in corso una gara», spiega il top manager. Che annuncia un’altra novità: «In cinque anni e con un investimen­to da 50 milioni di euro, lo installere­mo nei nodi metropolit­ani di Roma e Milano. Il problema è la densità di traffico: vogliamo mettere più treni sui binari».

«Da Amburgo a Palermo, la tecnologia sui binari dovrà parlare una lingua sola»

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