Il «paracadute» del Fondo interbancario per CariCesena
( m.s.s.) La difficile situazione della Cassa di risparmio di Cesena sarebbe in via di definizione. A intervenire, se l’istituto non dovesse trovare una soluzione industriale alternativa, sarà il Fondo interbancario. Secondo alcune indiscrezioni, la conferma della disponibilità a entrare nel capitale nell’istituto cesenate, da tempo in difficoltà, è stata manifestata in un incontro che si sarebbe svolto ieri nella sede della Banca d’Italia, presente una folta rappresentanza della Cassa: la presidente della Cesena, Catia Tomasetti ( foto), nominata all’inizio di febbraio, il vice presidente Carlo Comandini, il direttore generale Dario Mancini, il vice direttore generale Paolo Formigoni. Dall’altra parte del tavolo, il presidente e il direttore generale del Fondo e diversi dirigenti della Banca d’Italia. Il Fondo sarebbe disponibile a sottoscrivere fino al 100 per cento del capitale e, nel caso in cui si arrivasse a questa soluzione, dovrebbe modificare il proprio statuto essendo la Cassa ancora in bonis. La Cassa di Risparmio di Cesena approverà il bilancio il prossimo 28 maggio. Da tempo si parla di trattative con altri istituti bancari (si sono fatti i nomi di Cariparma e Caricento). L’ingresso del «salvatore dovrà avvenire attraverso un aumento di capitale la cui entità non sarebbe ancora stata definita ma che sarà comunque superiore ai 100 milioni.
Greco e Nola salgono in Jp Morgan
( f.d.r.) Riassetto al vertice di Jp Morgan in Italia. La banca d’affari ha annunciato la promozione di Camillo Greco, co-head per l’Italia, a nuovo responsabile globale del banking coverage per il settore consumer. Il banker quarantenne, guiderà la divisione che a livello mondiale segue i big che producono beni di consumo, mantenendo le responsabilità degli attuali clienti italiani. Nel riassetto sale anche Guido Nola, che con Greco condivideva la responsabilità delle attività italiane, nominato senior country officer di Jp Morgan in Italia, in pratica il plenipotenziario della banca d’affari nel nostro Paese.
Banca del Ceresio e le ipotesi sulla Brexit
( giu.fer.) Per Andrew E. Lew, presidente e Ceo di Caxton, ospite ieri a Milano dell’Investor day di Banca del Ceresio, le probabilità della Brexit non superano il 30%. Dall’86, ha spiegato, anno in cui il governo inglese ha firmato il Single European Act, la Gran Bretagna è cresciuta più degli altri Paesi del G7, mentre in passato non era così, inoltre il peso burocratico sulle startup è il più basso del G7 e il mercato del lavoro più simile a quello Usa che a quello dell’Europa continentale. Infine se è vero che il contributo lordo della Gran Bretagna alla Ue è di 13 miliardi nel 2014 contro 7 miliardi di incassi, i 6 miliardi di risparmi netti in caso di Brexit sarebbero spazzati via. Più scettico Crispin Odey, fondatore del fondo Odey Asset Management. Lo spartiacque — sostiene — è la soglia dei 45 anni: sotto sono più europeisti, sopra più euroscettici ed arriva ad assegnare fino al 50% di probabilità alla Brexit. Ma poi in privato confessa di non crederci neppure lui.