Corriere della Sera

Daphne, una storia da favola: dai tavoli dell’osteria a Cannes

Un amore dietro le sbarre in «Fiore» diretto da Giovannesi La protagonis­ta: attrice per caso, facevo la cameriera a Roma

- DALLA NOSTRA INVIATA Stefania Ulivi

«Ha fatto sentire me un debuttante». Valerio Mastandrea sintetizza con efficacia quello che un po’ tutti, qui a Cannes, stanno pensando di Daphne Scoccia, 21 anni. È lei il cuore del nuovo film di Claudio Giovannesi ( Alì ha gli occhi

azzurri), accolto ieri alla Quinzaine des réalisateu­rs con lunghi applausi e commozione (e dal 1 giugno nei nostri cinema (ma il 25 maggio già a Roma e Milano). «I suoi occhi sono, letteralme­nte, lo sguardo del regista, una fusione che raramente ho visto su un set». Uno sguardo che ci fissa da dietro le sbarre dell’istituto penale di Casal del Marmo, a Roma (ma parte delle riprese sono state effettuate in quello, ristruttur­ato ma ancora vuoto, dell’Aquila).

Daphne Bonori, così si chiama nel film, ci è finita per furtarelli di cellulari in metropolit­ana, rischia di rimanerci a lungo perché suo padre (Mastandrea, ex detenuto, che del film è anche produttore associato) non ha modo di prenderla con sé. Lì incontra Josh, anche lui dentro per rapina, e se ne innamora. Anche se comunicare è praticamen­te impossibil­e. «Non è un film sul carcere — precisa Giovannesi che ha coinvolto diversi attori non profession­isti, ex detenuti o in regime di messa alla prova — ma su due ragazzi che si amano contro ogni ostacolo, novelli Giulietta e Romeo. Nei riformator­i ragazzi e ragazze hanno il divieto assoluto di incontrars­i. Ambientare il film lì dentro era il modo giusto per raccontare il desiderio di amarsi, la sete di libertà. Sono solo ragazzi rinchiusi, colpevoli di fronte alla legge ma innocenti in quanto giovani».

Grandi occhi neri («Ci siamo innamorati del suo volto magnifico», dice Giovannesi tra i registi della seconda stagione di Gomorra), minuta, Daphne Scoccia racconta con stupore come tutto è cominciato: «Lavoravo come cameriera in un’osteria di Roma, a Monteverde, Claudio ci è venuto con la casting director, due giorni dopo mi hanno chiamato per il provino. Ci speravo proprio in un cambio di vita».

Con l’altra Daphne, dice, ha molto in comune. «Non il carcere, non sono mai stata in prigione. Ma la mancanza d’amore che muove lei mi sta a pennello, soprattutt­o in quel momento». Marchigian­a di San Benedetto del Tronto, a Roma è arrivata qualche anno fa, dopo aver lasciato la scuola: liceo scientific­o prima, artistico dopo. «Scuola, casa e famiglia mi andavano stretti. Ho fatto tanti lavoretti: operaia, a confeziona­re spiedini di surgelati, babysitter, pasticcera, barista, cameriera».

Accanto a lei, Josciua Algeri, anche lui ventunenne, una figlia di otto mesi. In prigione c’è stato davvero, il permesso per espatriare è arrivato solo tre giorni fa. «Ho conosciuto Giovannesi casualment­e in clinica, proprio mentre nasceva mia figlia e ho fatto il provino lì. Sono stato due anni in galera e per quattro anni ho avuto problemi con la giustizia. Mi chiamavo un figlio della strada, ma da questa esperienza è nato, appunto, un fiore». All’inizio, racconta ancora Daphne, non è stato facile recitare, soprattutt­o nelle scene di tenerezza. «Con Josciua ci siamo incontrati ai provini. Sul set al principio sentivo vergogna a mostrare amore a uno che non conoscevo, ho dovuto combattere la mia introversi­one. Poi è nata un’amicizia che ci ha aiutato. Il contatto con il carcere è durissimo, senti l’effetto della privazione appena ci entri dentro».

Non si aspettava tanti applausi e tanta emozione. Ora non le dispiacere­bbe continuare con il cinema. «Certo sì, qui a Cannes è tutto nuovo, diverso, vorrei che continuass­e. I miei vogliono venire a Roma a vederlo: non se lo aspettavan­o, dal niente, al mondo che parla di me». Ride dei tacchi alti che si è messa per l’occasione ma tiene i piedi per terra. «Questo è un paese dei balocchi, mi giro e vedo le Maserati. Mi dovrò riabituare alla Punto che ho sotto casa».

 ??  ?? Insieme Daphne Bonori e Josciua Algeri, i protagonis­ti di «Fiore»: nel film lei finisce in carcere per alcuni furti di cellulari. Lì conosce lui, «dentro» per una rapina
Insieme Daphne Bonori e Josciua Algeri, i protagonis­ti di «Fiore»: nel film lei finisce in carcere per alcuni furti di cellulari. Lì conosce lui, «dentro» per una rapina
 ??  ?? I topini di Rossy Gli originali anelli raffiguran­ti coppie di topini indossati dall’attrice spagnola Rossy de Palma: è solita creare da sola i suoi look
I topini di Rossy Gli originali anelli raffiguran­ti coppie di topini indossati dall’attrice spagnola Rossy de Palma: è solita creare da sola i suoi look
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