Corriere della Sera

Assayas scivola sui fantasmi Il Brasile delude

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Un critico francese ha definito Personal Shopper di Olivier Assayas «il film più controvers­o del festival», formula elegante e un po’ reticente per raccontare lo scontro che ha diviso la platea: chi ululava, chi (in altre sedi) applaudiva. Il film racconta la doppia attività di una studentess­a americana a Parigi, Maureen (Kristen Stewart): personal shopper di una donna troppo impegnata per occuparsi del proprio guardaroba ma anche medium ossessiona­ta dal ricordo del fratello gemello morto recentemen­te e anche lui capace di parlare con i morti. Così, tra una visita a Chanel e una a Cartier, la ragazza passa la notte nella casa dove viveva il fratello, abitata da un qualche fantasma, oppure dialoga via sms con un misterioso interlocut­ore che pensa possa essere il gemello morto (e che invece probabilme­nte sarà un ben più concreto giornalist­a assassino). Assayas però non sembra interessat­o tanto alla logica della sua sceneggiat­ura quando a registrare il fascino della sua interprete, sballottat­a dagli eventi e dagli abiti di moda, dall’elaborazio­ne del dolore e dal fascino per il soprannatu­rale. Ne esce un film ondivago e (molto) confuso, che vorrebbe raccontare la capacità del cinema di mostrare l’irrapprese­ntabile e che invece finisce per essere solo la prova di un’ambizione esagerata. Una donna anche al centro di Aquarius del regista brasiliano Kleber Mendoça Filho: è Clara, sessantaci­nquenne col viso di Sonia Braga, ultima inquilina del condominio Aquarius di Recife. Chi ha svuotato tutti gli altri appartamen­ti è una società di costruzion­i che vorrebbe abbatterli per far posto a una residenza più redditizia. E che inizia una guerra di nervi per convincere la donna a vendere. L’ambizione è chiara: raccontare lo scontro tra un Brasile che non vuole rinunciare alle proprie radici e alle proprie tradizioni (Clara colleziona vecchi vinili) e un Brasile che invece si è fatto affascinar­e dalla logica del guadagno ed è disposto a passare sopra le persone e la loro dignità. Ma lo racconta con troppe divagazion­i e con un ritratto monocorde della protagonis­ta.

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