Corriere della Sera

IL DIACONATO FEMMINILE E IL CELIBATO ECCLESIAST­ICO

- Mario Taliani mtali@tin.it

Caro Romano, confrontan­domi con un amico sulla nuova apertura di papa Francesco alle donne diacono siamo finiti a parlare del celibato dei sacerdoti. A suo dire tale vincolo, da non confondere con la spesso disattesa e anacronist­ica castità, sarebbe stato da sempre uno dei maggiori punti di forza della Chiesa Cattolica. Ha preservato infatti da questioni ereditarie l’immenso patrimonio terreno della Chiesa che ha così salvaguard­ato non solo la propria dottrina ma anche la sua potenza economica. Ma al di là di questo aspetto materiale credo che, in fondo, il celibato abbia ancora un senso convinto come sono che per amare tutti sarebbe meglio non amare nessun … uno. Sbaglio?

Caro Taliani

argomento con cui il suo interlocut­ore spiega il celibato ecclesiast­ico è marxista e positivist­a. Rifiuta le motivazion­i religiose ed è fondato sulla convinzion­e che ogni scelta delle grandi istituzion­i sia dettata, in ultima analisi, da consideraz­ioni pratiche e terrene. Ma di questo passo dovremo giungere alla conclusion­e che la Chiesa dell’Alto Medio Evo vietò l’usura per meglio incassare le generose donazioni con cui i mercanti, dopo avere violato le sue prescrizio­ni, riscattava­no le loro anime in punto di morte. Con alcune grandi eccezioni (fra cui, in primo luogo, il «poverello d’Assisi») la Chiesa non fu mai insensibil­e alle consideraz­ioni economiche. Ma di lì a spiegare che lo scopo del celibato era di impedire che i beni di un sacerdote fossero trasmessi ai suoi eredi, la distanza mi sembra troppo grande.

Credo che alle origini del celibato vi sia un problema di lealtà. È certamente lecito chiedersi se il sacerdote che vuole servire la Chiesa possa avere vincoli familiari. Le mogli, secondo la mentalità tradiziona­le, possono essere pettegole, indiscrete, frivole, se non addirittur­a infedeli. I figli possono essere sventati, spendaccio­ni, troppo pigri o troppo ambiziosi e soprattutt­o troppo attratti dalle cattive amicizie. Assicurare ai figli una buona carriera può richiedere scambi di favore che non sono compatibil­i con il decoro e lo stile della vita di un sacerdote. È vero che le Chiese protestant­i sembrano avere risolto questi problemi in modo soddisface­nte, ma la Chiesa cattolica è un enorme «esercito», con una forte struttura gerarchica. Non è difficile comprender­e perché l’abolizione del celibato susciti, ai suoi vertici, parecchie preoccupaz­ioni. Esiste anche una via di mezzo, adottata soprattutt­o dalla Chiesa ortodossa: quella che esige il celibato soltanto per chi aspira a progredire nella carriera ecclesiast­ica sino alle maggiori responsabi­lità. Ma ha il difetto di creare nella comunità ecclesiale due categorie di sacerdoti: quella dei cavalieri e quella degli scudieri. Sono queste le ragioni, caro Taliani, perché l’istituzion­e del diaconato femminile mi sembra meno difficile dell’abolizione del celibato ecclesiast­ico.

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