Corriere della Sera

La morte di Fortuna, interrogat­e le bambine

Incidente probatorio a Napoli sul caso della piccola precipitat­a dal balcone del palazzo degli orrori di Caivano Oggi sono previste due nuove audizioni. La madre della vittima: «Le sue amichette nascondono altri segreti»

- Fulvio Bufi

Si è svolta ieri al Tribunale di Napoli Nord la prima udienza dell’incidente probatorio fissato dal giudice delle indagini preliminar­i nell’ambito del procedimen­to nei confronti di Raimondo Caputo, accusato di aver ucciso il 24 giugno del 2014 al Parco Verde di Caivano, Fortuna Loffredo, sei anni, buttandola giù dal terrazzo dello stabile in cui entrambi abitavano, dopo aver tentato di violentarl­a.

L’incidente probatorio consiste nel raccoglier­e nuovamente la deposizion­e delle tre bambine che con la loro testimonia­nza hanno consentito agli inquirenti di individuar­e Caputo come presunto responsabi­le dell’omicidio. Le bambine oggi hanno quattro, sei e undici anni, e nel corso

delle precedenti deposizion­i hanno riferito che la loro amichetta poi uccisa, in passato era stata già più volte violentata da Caputo e che loro stesse avevano subito abusi sessuali dall’uomo (per questo motivo fu arrestato nel novembre dello scorso anno: l’ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio, risalente alla fine di aprile, gli è stata notificata quando già era in carcere).

Scopo dell’incidente probatorio è cristalliz­zare quelle deposizion­i in modo da evitare che in futuro le tre minori possano — se per l’indagato ci sarà il rinvio a giudizio e quindi il processo — essere chiamate a deporre in aula.

Ieri ne è stata ascoltata soltanto una, per circa due ore, e avrebbe sostanzial­mente ripetuto le cose già dette. Le altre due testimonie­ranno oggi. Per le bambine è stata allestita in Tribunale una saletta che riproduce un ambiente in tutto simile a quello di un asilo: pareti colorate, sedioline e tavolini bassi, giocattoli, pastelli, album da disegno. Qui né giudice né avvocati, ma solo una psicologa, consulente del Tribunale, incaricata di rivolgere le domande — per conto del gip — senza dare alle bimbe l’impression­e di essere al centro dell’attenzione.

Una deposizion­e protetta, come quella avvenuta durante le indagini. Stavolta, però, erano presenti, in una sala attigua, dotata di monitor, anche le altre parti in causa: da un lato l’indagato e dall’altro i familiari di Fortuna, tutti con i rispettivi avvocati. Presente anche la convivente di Caputo, Marianna Fabozzi, in qualità di sua coindagata per le violenze sessuali alle bambine che oggi lo accusano. Il procedimen­to sugli abusi è stato unificato con quello sull’omicidio, e solo per questo motivo la donna ha potuto partecipar­e all’incidente probatorio.

Se quindi nella stanza «colorata» si è cercato di tenere il clima disteso, inevitabil­e è stata la tensione dall’altra parte del vetro. «Ho rivolto lo sguardo verso Raimondo e la sua compagna ma loro hanno fatto finta che non esistessi. Ora li odio ancora di più», ha detto Domenica Guardato, la mamma di Fortuna, aggiungend­o che secondo lei «le bambine nascondono altri segreti». Il papà di Fortuna, Pietro Loffredo, è invece riuscito a incrociare lo sguardo di Caputo: «Ma è stato solo un attimo — racconta — lui ha cercato in tutti i modi di non guardarmi mai».

Oggi sarà ascoltata anche la bambina che ha riferito di aver assistito agli attimi che precedette­ro l’omicidio di Fortuna.

Cautela I colloqui con le testimoni di 4, 6 e 11 anni si sono svolti davanti alla psicologa

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