Alla Scala «Butterfly» integrale Chailly rilancia le opere italiane
Il ritorno di Muti sul podio, prima regia lirica di Salvatores, Netrebko tra le star
La promessa di Riccardo Chailly di mettere in primo piano alla Scala il nostro repertorio è già in atto nel cartellone della prossima stagione, la sua prima da direttore musicale. Su 15 opere, nove sono italiane, quattro Verdi, due Puccini, un Donizetti, un Rossini. Più una novità di Salvatore Sciarrino, Ti vedo, ti sento, mi perdo in prima mondiale. Quanto ai rimanenti sei titoli, rispecchiano l’altra anima del teatro, quella di area austro-tedesca cara al sovrintendente Alexander Pereira.
Due grandi tradizioni liriche a confronto per un programma ricco di appeal musicale, ritorni importanti, nomi autorevoli. E riscoperte. Come la Butterfly inaugurale del 7 dicembre, regia di Halvis Hermanis, protagonista Maria José Siri. Chailly, paladino del recupero delle versioni originali, l’eseguirà come Puccini l’aveva scritta per il debutto scaligero del 1904.
Un fiasco tale da convincere il compositore a operare alcuni tagli. «Da allora in Italia Butterfly si è sempre sentita così, con un migliaio di battute in meno — spiega il maestro —. Riproporre ora, 112 anni dopo, quella prima edizione che tanto scatenò il pubblico non è un atto di coraggio o d’incoscienza, ma un atto dovuto».
Lo sarà anche il Don Carlo diretto da Myung Whun Chung. «In versione francese in cinque atti, l’ultimo a dirigerla fu Abbado nel ’77» ricorda Pereira che ha importato lo spettacolo da Salisburgo, regia di Peter Stein. E da Salisburgo arriva pure Falstaff, affidato alla bacchetta di Zubin Mehta. A dire il vero la Scala aveva già una sua produzione, firmata Robert Carsen… Ma il sovrintendente assicura che mettere in cartellone l’edizione austriaca era inevitabile, visto che Damiano Michieletto ambienta tutto nella milanesissima «Casa Verdi» per musicisti a riposo. Quanto a Nabucco, è quello firmato da Daniele Abbado, direttore Nello Santi, Leo Nucci protagonista.
Foriera di sorprese la Gazza ladra di Rossini. Notissima per la sua trascinante ouverture, debuttò alla Scala nel 1817 e non si vide più. «Duecento anni d’assenza. Incredibile ma vero» conferma Chailly, che la dirigerà affidandone la regia al premio Oscar Gabriele Salvatores. «Un regista di cinema innamorato di Rossini. Dotato di un senso del ritmo perfetto per conferire a quest’opera una nuova identità». Titolo belcantistico, Anna Bolena di Donizetti vedrà sul podio Bruno Campanella e nel ruolo del titolo la debuttante Federica Lombardi uscita dall’Accademia scaligera. I cui giovani talenti saranno anche protagonisti dell’incantevole Hansel e Gretel diretta da Marc Albrecht.
Sul fronte opposto delle superstar della lirica, Anna Netrebko tornerà per Traviata, edizione Liliana Cavani, direttore Nello Santi. E Placido Domingo è prenotato per Tamerlano di Haendel, regia di Davide Livermore, direttore Diego Fasolis. In omaggio a Giorgio Strehler a vent’anni dalla morte e a Mozart a 225 anni dalla nascita, Zubin Mehta guiderà il Ratto dal Serraglio nella leggendaria edizione giocata sulle ombre. Lo stesso titolo, ma in italiano, verrà proposto anche per la stagione per i più piccoli. « 55mila i bambini coinvolti. Ne siamo molto fieri» sorride Pereira.
Tra i ritorni evergreen il Don Giovanni di Carsen, Parvo Jarvi sul podio, Thomas Hampson libertino attempato. E Bohème di Zeffirelli, Evelino Pidò sul podio. E se a dirigere i Maestri cantori di Norimberga già collaudati a Zurigo sarà Daniele Gatti, per il nuovo Franco Cacciatore di von Weber la Scala ha reclutato Chung e il regista Hartmann.
Infine i concerti. Chailly a tutto Brahms, Mehta con Mahler, Haitink con Beethoven. Poi Prêtre, Parvo Jarvi, von Dohnànyi, Mariss Jansons. E Riccardo Muti. Il ritorno più difficile. Le due serate a gennaio con la Chicago Orchestra per Pereira sono la ciliegina sulla stagione.