Così il Lungarno è sprofondato Paura a Firenze
La causa è la rottura di due tubi dell’acqua. Il sindaco Nardella: errore umano. Salvini: Renzi non dice nulla?
Una voragine sul Lungarno a Firenze ha inghiottito decine di auto (nella foto) e costretto all’evacuazione alcuni palazzi. Il cedimento della strada è stato provocato da una doppia rottura delle tubature dell’acqua. Danni per 5 milioni. Il sindaco Nardella: errore umano.
FIRENZE Il fiume carsico inizia a scorrere a mezzanotte e mezzo dall’asfalto e dalle antiche pietre. Sembra inarrestabile, minaccia quel tratto di Firenze che unisce Ponte Vecchio a Ponte alle Grazie, e lo trasforma in parte in acquitrino. Poi, sei ore dopo, quando la gigantesca perdita dell’acquedotto sembra riparata, il crollo che non ti aspetti. Il marciapiede che costeggia la spalletta e un tratto di strada tremano e collassano. Il domestico di Palazzo Capponi, una residenza del 1410, si affaccia dalla finestra e terrorizzato avverte la famiglia. «Sta crollando tutto, l’Arno ci divora, come nel ‘66», grida ai signori di casa.
Alle 6.15 la voragine — provocata dalla rottura di una o due tubature — si allunga per ottanta metri, si allarga per oltre sette, profonda per quattro metri. «Sembrava non fermarsi mai e io ho pensato che avrebbe inghiottito tutto il Lungarno Torrigiani», racconta Paola Scottani, una testimone. È solo l’inizio. La Bellezza di Firenze ha un sussulto. L’acqua non scorre più dai rubinetti di migliaia di bar, ristoranti, alberghi e negozi. Anche i musei restano a secco e chiudono. Sull’altra sponda dell’Arno, dove trionfano gli Uffizi, e su Ponte Vecchio, che le due sponde unisce, migliaia di turisti voltano le spalle ai tesori per fotografare il «grande buco» e poco dopo arrivano anche le tv internazionali. Chiudono le scuole e c’è chi parla di un «effetto Napoli».
Decine di migliaia di famiglie restano senza acqua potabile per ore e la prima stima di danni supera i 5 milioni di euro. Eppure c’è da gridare al miracolo. Perché all’ora del crollo nessuno passava in quel tratto frequentatissimo dei Lungarni. Perché in quelle auto inghiottite dai detriti non c’erano le solite coppiette. Perché la voragine non si è espansa sino a insinuarsi nelle fondamenta di palazzi storici sulla riva del fiume. Due dei quali sono stati evacuati fino alle 18, ma, come ha spiegato il sindaco di Firenze, Nardella, non corrono pericolo. Qualche preoccupazione per le spallette dell’Arno. I geologi in serata registrano uno spostamento di 0,77 millimetri l’ora. Quasi impercettibile, però costante.
Si ringrazia il cielo, dunque. Ma si chiede anche la testa dei responsabili. Durissimo Nardella che ieri ha tenuto costanti rapporti con il sottosegretario Luca Lotti (arrivato Il testimone all’alba: «La crepa sembrava non fermarsi mai e io ho pensato che avrebbe inghiottito tutto quanto» in tarda mattinata in città) e con il premier Matteo Renzi. «È un errore umano, un colpo al cuore di Firenze, e chi ha sbagliato deve pagare», dice Nardella puntando il dito contro Publiacqua, la società pubblico-privata che gestisce il servizio idrico fiorentino. La Procura apre un’inchiesta.
Infuriano anche le polemiche politiche. «Da Renzi nemmeno una parola: forse perché dietro questo assurdo crollo da 5 milioni di euro a due passi da Ponte Vecchio ci sono responsabilità dei suoi amici di Publiacqua?», twitta il segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Mentre la deputata di FI Deborah Bergamini parla di un «disastro frutto di anni di mala gestione della condotta idrica, a partire dall’amministrazione Renzi».
Momenti di paura