Boschi celebra Iotti: sulle riforme nel discorso del ’79 visione coraggiosa
I simboli ci sono tutti. Le ciminiere delle acciaierie (se pur spente), la città operaia, il Metropolitan, uno dei teatri simbolo della sinistra toscana ieri strapieno, la data evocativa della festa della Repubblica. Ma soprattutto c’è «Il Discorso», quello che nel 1979 l’allora presidente della Camera Nilde Iotti qui pronunciò, a sorpresa, a favore della modifica del bicameralismo perfetto. Maria Elena Boschi, ieri a Piombino per la campagna a favore del sì al referendum sulle riforme, ai simboli di questa atmosfera evocativa ha aggiunto anche la metafora del mito di Sisifo (costretto per l’eternità a portare in cima alla montagna la stessa pietra) «che stavolta possiamo sfatare e arrivare in vetta con le nostre riforme e vincere il referendum».
Mentre fuori dal teatro un gruppo di risparmiatori di Banca Etruria ha contestato il ministro con un’iniziativa chiassosa ma pacifica, Boschi ha ricordato più volte Nilde Iotti che proprio da Piombino iniziò la sua campagna per le riforme istituzionali. «Non per tirarla per la giacca — ha spiegato — ma per ricordare il suo coraggio, la sua visione e il suo impegno che oggi non onoreremmo dimenticandola. Perché nessuno di noi vuole ascrivere a comitati per il Sì persone che non ci sono più, a cominciare da Nilde Iotti». Il ministro ha ammonito che in caso di sconfitta al referendum «serviranno ancora anni per poter avere riforme costituzionali fondamentali per il Paese» e che quella delle riforme costituzionali «non è la mia battaglia o quella di Renzi, ma di tutti gli italiani e delle generazioni. Una battaglia per l’Italia».