Corriere della Sera

LO STRANO ZELO CIVICO DEI DIPENDENTI ATAC CHE SI SONO IMPEGNATI AI SEGGI DELLA CAPITALE

- Di Paolo Fallai

Idipendent­i dell’Atac, l’azienda romana di trasporti, hanno un solo pensiero, un’unica fissazione, un singolo dovere: difendere la democrazia. Dove la trovate, in tutta Italia, un’altra azienda in cui oltre 850 dipendenti, su 11.871 totali, saranno impegnati nei seggi elettorali romani come presidenti, scrutatori, segretari o rappresent­anti di lista? E la maggior parte di loro, circa 600, sono proprio autisti di autobus o macchinist­i della metropolit­ana, essenziali per il funzioname­nto del servizio. Tanto che il direttore generale dell’Atac, Marco Rettighier­i, per cercare di garantire il possibile, ha stabilito di sospendere nei giorni elettorali di questo primo turno (e del ballottagg­io) tutti gli «altri» permessi, in particolar­e quelli sindacali. Che all’Atac nel 2015 hanno raggiunto 111.664 ore e quest’anno si prevede possano arrivare a 131.000. Una delle conseguenz­e di questo straordina­rio impegno civico sarà il rischio di una diminuzion­e del servizio di autobus e metropolit­ane nel giorno più importante, quello del voto, domenica 5 giugno. Festivo in cui, di norma, le presenze sono già ridotte della metà. Ma l’aspetto più interessan­te è un altro: a Roma servono 10.400 scrutatori, il commissari­o Tronca ha giustament­e preteso di sorteggiar­li e posto un limite per i dipendenti delle partecipat­e. Così sappiamo che saranno solo 20 i dipendenti Atac scelti come scrutatori. Quanti potranno essere i presidenti di seggio, scelti dalla Corte d’Appello? E i segretari, nominati dal presidente di seggio? Diciamo altrettant­i. Restano sempre circa 800 dipendenti che hanno chiesto e ottenuto di esercitare il ruolo democratic­o (e gratuito) di rappresent­ante di lista. Ecco, vorremmo sapere per quali partiti. Magari gli stessi che hanno proclamato proposte mirabolant­i sul futuro del trasporto pubblico. È una curiosità democratic­a, mentre aspettiamo l’autobus.

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